Cancro ovarico: minori i rischigrazie a olaparib in prima linea
Nuovi studi dimostrano che la terapia di mantenimento con olaparib riduce il rischio di progressione o morte del 70 per cento nelle pazienti con carcinoma ovarico, di nuova diagnosi e avanzato, che presentino una mutazione di Brca
Dati molto importanti sulla terapia del tumore ovarico sono stati presentati da AstraZeneca e Msd al congresso europeo di oncologia medica (Esmo 2018) di Monaco di Baviera, con i risultati dettagliati dello studio di Fase III SOLO-1 su olaparib in compresse come trattamento di mantenimento in pazienti con carcinoma ovarico, di nuova diagnosi, avanzato e con mutazione del gene Brca (Brcam), che presentano risposta completa o parziale dopo chemioterapia standard di prima linea a base di platino: nel 60 per cento delle pazienti trattate con olaparib non si è verificata progressione della malattia a tre anni rispetto al 27 per cento del gruppo placebo trattato con chemioterapia a base di platino. Nel dettaglio i risultati dello studio confermano il miglioramento statisticamente e clinicamente significativo della sopravvivenza libera da progressione (PFS) per olaparib rispetto al placebo, riducendo il rischio di progressione o morte della malattia del 70 per cento (HR=0.30 [95 per cento CI, 0.23-0.41]; p<0.001). A 41 mesi di follow-up, la PFS mediana per le pazienti trattate con olaparib non è ancora stata raggiunta rispetto ai 13,8 mesi per quelle trattate con placebo. Tra le pazienti trattate con olaparib, il 60,4 per cento è rimasto privo di progressione a 36 mesi rispetto al 26,9 per cento delle donne nel braccio placebo. I dati sono stati presentati al Simposio presidenziale del Congresso e pubblicati simultaneamente online su The New England Journal of Medicine (Nejm). “Attualmente, il 70 per cento delle pazienti con carcinoma ovarico in stadio avanzato va incontro a recidiva entro tre anni – ha detto la professoressa Nicoletta Colombo, direttrice della Divisione di Ginecologia Oncologica Medica dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano - I risultati dello studio SOLO-1 evidenziano come olaparib riduca questa percentuale del 60 per cento nelle pazienti con tumore ovarico Brca mutato. Olaparib è il primo Parp inibitore che in prima linea determina un vantaggio statisticamente e clinicamente significativo nel ridurre il rischio di recidive e morte del 70 per cento. Alla luce di questi importanti risultati, l'esecuzione del test Brca al momento della diagnosi assume un ruolo fondamentale. Solo in questo modo siamo in grado di identificare tempestivamente le pazienti che possono beneficiare di un trattamento in grado di cambiare la storia della malattia”. AstraZeneca e MSD stanno valutando ulteriori studi sul carcinoma ovarico, tra cui il trial di Fase III in corso GINECO/ENGOTov25, PAOLA-1. Questo studio sta testando l'effetto di olaparib in combinazione con bevacizumab come trattamento di mantenimento per le pazienti con carcinoma ovarico di nuova diagnosi, indipendentemente dal loro stato di Brca. I risultati sono attesi per la seconda metà del 2019. In Italia olaparib è approvato e rimborsato in monoterapia per il trattamento di mantenimento di pazienti adulte con recidiva platino-sensibile di carcinoma ovarico Brca-mutato che rispondono alla chemioterapia a base di platino. (EUGENIA SERMONTI)