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Dapagliflozin: le sottoanalisidimostrano la buona efficacia

Ai risultati di Declare-Timi 58 sulla protezione cardiaca offerta nei pazienti diabetici da questo farmaco della classe degli inibitori Sglt-2 se ne aggiungono altri presentati al Congresso dell'American college of cardiology (Acc)

Maria Rita Montebelli
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È ormai assodato che nei soggetti diabetici aumenta il rischio di eventi cardiovascolari, una comorbidità contro la quale la ricerca scientifica sta lavorando alacremente al fine di sviluppare terapie efficaci e sicure. È lungo questa direttiva che si colloca lo studio di fase III Declare-Timi 58: una prima sotto-analisi ha infatti dato risultati positivi su dapagliflozin, farmaco orale che migliora il controllo glicemico e che ha mostrato una riduzione del rischio relativo di eventi avversi cardiovascolari maggiori del 16 per cento rispetto al placebo negli adulti con diabete di tipo 2 con precedente infarto acuto del miocardio. Inoltre, i risultati hanno dimostrato che nella stessa popolazione, rispetto al placebo, dapagliflozin ha ridotto il rischio di ospedalizzazione per scompenso cardiaco o morte cardiovascolare. Nella seconda sotto-analisi presentata, dapagliflozin ha dimostrato di ridurre la morte da tutte le cause e morte da causa cardiovascolare in pazienti con scompenso cardiaco a ridotta frazione di eiezione. Dapagliflozin ha inoltre evidenziato una riduzione del rischio di ospedalizzazioni da scompenso cardiaco indipendentemente dalla frazione di eiezione al basale. I dati sono stati presentati in occasione del 68° Congresso annuale dell'American college of cardiology (Acc) e pubblicati sulla rivista Circulation. Queste sotto-analisi di Declare-Timi 58 si aggiungono ai risultati primari positivi dello studio presentato all'American Heart Association Scientific Sessions nel 2018. “I nuovi dati relativi alle sotto-analisi di Declare evidenziano ulteriori effetti benefici cardiaci di dapagliflozin, in particolare nei pazienti con pregresso infarto acuto del miocardio e nei pazienti con scompenso cardiaco a ridotta frazione d'eiezione – ha dichiarato Andrea Giaccari, diabetologo presso la Fondazione policlinico universitario A. Gemelli e professore associato di endocrinologia presso l'università Cattolica del Sacro Cuore di Roma - Inoltre, durante il congresso americano, sono state presentate le nuove linee guida Acc/American hearth association (Aha) in cui sono stati recepiti i dati dello studio Declare anche in popolazione senza patologia cardiovascolare pregressa, indicando per la prima volta l'uso preferenziale degli inibitori Sglt-2 anche in questi pazienti. Questa raccomandazione sottolinea la necessità dell'uso precoce delle gliflozine, indispensabile per una efficace prevenzione che preceda la comparsa di eventi drammatici come insufficienza renale o scompenso cardiaco. L'auspicio per il futuro è che vi sia una più stretta collaborazione tra medico di medicina generale e diabetologo, non solo per la terapia ma anche per la prevenzione cardio-renale di tutti i nostri pazienti; solo insieme potremo contribuire a migliorare la qualità e la prognosi di vita di tutte le persone con diabete di tipo 2”. (EUGENIA SERMONTI)

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