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Arriva a Roma la Road Map sulle prospettive della Car-t

Giunta alla sua terza tappa, dopo Veneto e Toscana, è il momento del Lazio, che il 20 giugno a Roma tratterà della gestione organizzativa di quest'innovazione che va di pari passo con la complessità di produzione del processo di cura

Maria Rita Montebelli
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Le terapie CAR-T prospettano scenari di cambiamento radicale per una parte di quei pazienti che non hanno risposto alle terapie convenzionali. Un passo in avanti che oggi riguarda il trattamento delle leucemie più aggressive, ma che si sta studiando in altre persone colpite da tumori liquidi e solidi. La gestione organizzativa di questa innovazione però va di pari passo con la complessità di produzione e di somministrazione del processo di cura. Se da un lato, infatti, questi strumenti terapeutici saranno personalizzati al singolo paziente, i processi organizzativi che riguardano l'intero percorso di cura richiedono una standardizzazione ed una formazione del personale specifica e da costruire in dettaglio. Per iniziare ad instaurare un dialogo costruttivo sull'argomento all'interno dei sistemi sanitari regionali Motore Sanità, con il contributo di Novartis ha dato vita ad una Road-Map che sta attraversando tutta Italia. Giunta alla sua terza tappa, dopo Veneto e Toscana, è il momento del Lazio, che il 20 giugno a Roma, presso la Sala Atti Parlamentari, all'interno della Biblioteca del Senato, con il patrocinio della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sarà protagonista nell'evento ‘Prospettive attuali e future dell'uso delle Car-T in Italia'. La Car-t è in grado di restituire al sistema immunitario, la sua naturale capacità di riconoscere ed eliminare le cellule tumorali. Una metodologia biotecnologica, in grado di ridare la speranza ad una parte di quei pazienti che non hanno risposto alle terapie convenzionali. È importante, però, mettere su un tavolo di discussione per individuare la rete delle strutture che potranno applicare tale rivoluzionaria terapia secondi criteri stabili dall'Aifa, integrati dall'addestramento di team dedicati ed una organizzazione conseguente. Per creare un sistema assistenziale snello, di rapido accesso e soprattutto sicuro per il paziente, lo scambio di informazioni e di idee tra regioni, tra centri ospedalieri in partnership con le aziende produttrici della tecnologia sanitaria diventa un passaggio, obbligato creando una rete interregionale dedicata alla cura di questi pazienti con protocolli condivisi. La partnership pubblico-privato, in questo scenario diventa quindi ineludibile, per rendere il sistema efficace e sostenibile e per garantire al tempo stesso un rapido accesso ai pazienti secondo criteri condivisi al fine di fornire al più presto anche in Italia queste terapie salvavita innovative. (ANNA CAPASSO)

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