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Sanremo, il giallo sul televoto dietro il trionfo di Mahmood: il golpe della giuria, il ribaltone

Gino Coala
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Dopo la vittoria di Mahmood al Festival di Sanremo è scoppiata la polemica sulle procedure di voto che hanno portato il rapper italo-egiziano a trionfare nella 69esima edizione in finale contro Ultimo e il Volo. Nell'ultima parte della trasmissione ci sono stati pochi e fondamentali minuti per dare la possibilità ai telespettatori di esprimere il televoto, con nuovi codici assegnati da un notaio ai tre finalisti. Un elemento di novità che ha in parte disorientato il pubblico, qualcuno si è lamentato sui social, ma le operazioni comunque procedono e sul palco dell'Ariston arriva il momento della proclamazione del vincitore. Leggi anche: Sanremo 2019, Mahmood risponde a Salvini: "Sono cento per cento italiano" Quando Claudio Baglioni, Virginia Raffaele e Claudio Bisio svelano che a vincere il Festival è stato Mahmood però nasce un giallo, che per tutta la notte scatenerà grandi polemiche per un possibile equivoco. La regia Rai ha mostrato le percentuali di voti incassati dai finalisti: Mahmood al 14%, Ultimo il 47% e Il Volo il 39%. Poco dopo però i numeri cambiano: Mahmood vince con il 38,9%, Ultimo arriva secondo con il 35,6% e il Volo terzi con il 25,5%. Il sospetto che qualcuno abbia ribaltato il risultato per ottenerne uno più gradito serpeggia sui social. Finché non vengono svelate le percentuali di voto arrivate dalla Giuria d'onore e dalla giuria della sala stampa: Mahmooh ha trionfato con il 63,7%, Ultimo ha ottenuto appena il 24,7% e il Volo l'11,6%. A spingere alla vittoria il rapper italo-egiziano è stata quindi non solo la stampa, ma anche la giuria seduta in platea all'Ariston, piena zeppa di personaggi dello spettacolo ben noti al pubblico. Ben noti soprattutto per il propio orientamento politico, dal regista Ferzan Ozpetek alla conduttrice Serena Dandini, passando per il giornalista Beppe Severgnini, Camila Raznovic, Claudia Pandolfi e Joe Bastianich e infine il presidente Mauro Pagani. Una manina in fondo c'era, ed era mancina.

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