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Coronavirus, i nuovi vaccini anti-varianti. "Bloccheranno l'infezione", svolta decisiva: la risposta è nel raffreddore

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Intervenire su "una parte diversa" del Coronavirus, per far sì che i vaccini possano adattarsi alle varianti. È questo il nuovo obiettivo dei ricercatori. I medicinali attuali, come Pfizer e AstraZeneca, si sono concentrati sulla proteina spike, quella che permette al Covid di "attaccarsi" alle cellule umane. Questo però li rende via via sempre meno efficaci mano mano che il virus "muta". I nuovi farmaci invece dovranno "intervenire sulle proteine che il patogeno utilizza per replicarsi", spiega il Messaggero citando uno studio inglese pubblicato sulla rivista specializzata Nature. Secondo i ricercatori, anche l’esposizione passata ai Coronavirus stagionali, come quelli che causano il comune raffreddore, potrebbe aiutare le persone a combattere il Covid.

Stando allo studio svolto dai medici del St. Bartholomew’s Hospital condotto durante la prima ondata della pandemia, un decimo dei volontari negativi aveva sviluppato cellule T, in grado di riconoscere il Coronavirus a prescindere dalle sue mutazioni. Riuscire a prendere di mira le proteine con cui il virus si riproduce significherebbe migliorare in maniera decisiva l'unico punto debole degli attuali vaccini, che proteggono dalla malattia grave fino al 90%, ma che con il passare dei mesi non riescono proteggere i pazienti dal contagio (in questo caso la difesa scende fino al 60%). In altre parole, i "nuovi vaccini" potrebbero risalire alla radice, interrompendo direttamente la catena della infezione.  

I campioni di sangue raccolti dai 573 partecipanti hanno rivelato come un volontario su 10 aveva diversi tipi cellule: l’ipotesi è che questi soggetti abbiano sperimentato un’infezione di basso livello, senza particolari sintomi e dunque mai rilevata dai test. Quelle cellule T vengono generate dal corpo umano in presenza di tutti i tipi di coronavirus, compreso quello del raffreddore. 

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