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Epatite nei bambini, ecco come riconoscerla: i sintomi che non dovete confondere

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Claudia Osmetti
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Ci mancava giusto una "nuova" malattia, per certi versi pure misteriosa e che colpisce i bimbi con meno di dieci anni. Si registrano sempre più casi (in Europa, ma anche negli Stati Uniti) di epatite tra i piccolissimi: una forma acuta, però «di origine sconosciuta» e che, proprio per questo, ha bisogno di ricoveri specialistici e, per alcuni, addirittura di un trapianto di fegato (nel Regno Unito ne hanno già fatti otto, che sono un'enormità vista l'età dei pazienti, in Spagna uno). Da noi sarebbero circa sei i casi sospetti: il condizionale è d'obbligo perché sono tutti ancora da confermare. Occorrono analisi approfondite e test di laboratorio. Due sono stati segnalati ieri sera in Lombardia: riguarderebbero due bimbi ricoverati in osservazione ma non in pericolo di vita. Più grave, invece, è un fruguletto di tre anni appena di Prato che rischia davvero di finirci, in sala operatoria. È stato visitato da un medico per una forma respiratoria modesta, circa una settimana fa, pochi giorni prima del tracollo: ha passato mezza settimana a casa sua, senza mostrare sintomi particolarmente preoccupanti, ma nell'arco di pochissime ore la situazione si è aggravata. Tanto da preoccupare mamma e papà. La febbre che non passava. La corsa all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze, che è di per sé un centro d'eccellenza. Poi il trasferimento al nosocomio Bambin Gesù di Roma. Adesso è ricoverato nella capitale, questo bambino che non ha l'età nemmeno per andare all'asilo, nel reparto di rianimazione: è «candidabile al trapianto», dicono i medici, perché la forma che lo ha colpito è tutt' altro che lieve.

 

 


TEST A CATENA
Al Bambin Gesù fanno le cose a modino, come dev' essere. Ripetono i test, rimandano le provette ai tecnici. Lui, quelle analisi, le ha già eseguite in Toscana, ma bisogna capire. Anzitutto qual è la causa, di questa benedetta (si fa per dire) epatite. Da dove nasce l'infezione: nessuno, al momento, è riuscito a far luce. E poi se il caso (come gli altri cinque che i medici italiani stanno vagliando) sia da mettere in relazione a quelli europei (anzi, occidentali) che pochi non sono e qualche ansia la destano. «Epatite a eziologia sconosciuta», non fanno che ripetere gli addetti ai lavori. Cioè un'epatite che «non è né di tipo A né di tipo B». Centoeotto casi accertati al di là della Manica da gennaio a oggi: 79 in Inghilterra, quattordici in Scozia, il resto sparso per il Galles e l'Irlanda del Nord. E poi segnalazioni in Spagna, in Danimarca, in Olanda. Altri nove nello Stato americano dell'Alabama.


Il 77% di loro è risultato positivo all'adenovirus (un altro virus che "viene" a scombussolarci la vita), ma è appena uno degli indiziati sul banco dell'accusa. Il 77% è una percentuale alta, sì, ma non spiega ogni cosa. E non sembra normale questo modello di malattia, ragion per cui potrebbero esserci altre cause. Altri fattori. Per esempio una diversa infezione, magari quel dannato coronavirus che da due anni ci sta impedendo di vivere un'esistenza tranquilla. Son tutte ipotesi al momento. Le autorità sanitarie britanniche, le prime a trovarsi di fronte l'epatite dei bambini già all'inizio dell'anno, si affrettano però a sottolineare che non c'è alcun collegamento con i vaccini anti-covid che ci siamo fatti somministrare (non che ce ne sia bisogno, ma coi tempi che corrono precisarlo non fa di certo male).

 

 


DIARREA E VOMITO
Stando all'Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, la maggior parte dei bimbi che ha riscontato questa epatite non ha la febbre. Alcuni, invece, hanno disturbi gastrointestinali (come dolori addominali, episodi di diarrea e di vomito) nelle settimane che precedono l'insorgere della malattia. I più colpiti sono i piccolissimi, quei bambini che non hanno neanche cinque anni, ma pare si siano avuti anche casi tra ragazzini di tredici o dodici. L'altro mistero sta nei luoghi. A macchia di leopardo: Regno Unito, Usa, Spagna, Danimarca. Eppure le indagini tossicologiche che sono state condotte finora (i genitori hanno compilato un questionario sulle abitudini alimentari dei loro figli) di collegamenti non ne han trovati. Zero. Nada. L'epatite è un'infiammazione del fegato. Con le cure adeguate, diciamocelo sennò è la fine, solitamente può essere curata. Almeno trattata. Ma non è il caso di rischiare. E, comunque, non sulla pelle dei più piccoli. 

 

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