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Meteo, Luca Mercalli: "La fisica non mente, ci restano 10 anni". Profezia da incubo: come si vivrà in Italia

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Luca Mercalli, meteorologo e acuto osservatore dei fenomeni ambientali, non usa giri di parole e analizzando la siccità che sta colpendo il nostro Paese (soprattutto nella zona del Po) spiega qual è lo scenario che ci attende: "La fisica non mente, ci restano 10 anni", scrive sul Fatto Quotidiano. E la sua analisi è abbastanza attenta e precisa: "È ora di assumere una posizione di emergenza e di terapia d'urto della patologia climatica: mancano meno di una decina d'anni per invertire il corso delle emissioni globali, che ci stanno portando verso un potenziale aumento a fine secolo di 4-5 gradi, con livello marino più alto di circa un metro: un pianeta ostile alle giovani generazioni, le uniche a tentare peraltro una sommessa protesta".

 

 

 

Parole chiare che accendono l'allarme sulle condizioni climatiche che potrebbero aggravarsi con un innalzamento delle temperature nei prossimi due lustri. E a testimoniare quanto si critica questa situazione, lo stesso Mercalli cita la situazione del Po: "La regione più asciutta è il Piemonte, il territorio della sorgente del Po, sul quale si tocca un deficit del 75%, come a Torino, dove da dicembre a maggio sono caduti solo 94 mm di pioggia contro un valore normale di 376 mm. Il razionamento dell'acqua potabile è già in corso in oltre un centinaio di comuni e la situazione è prevista in netto peggioramento nei prossimi giorni in quanto la poca neve ancora presente sulle Alpi è in rapido esaurimento e una vigorosa ondata di caldo africano, centrata su Spagna e Midi francese, porterà per tutto il fine settimana anche su gran parte della penisola temperature superiori ai 35°, accentuando ulteriormente l'evaporazione dell'acqua".

 

 

Ma non finisce qui, per Mercalli lo scenario è da incubo anche da queste cifre: "Il Po è in secca come non l'abbiamo mai visto in questa stagione: poco più di 300 metri cubi al secondo defluiscono a Pontelagoscuro, vicino a Ferrara, la sezione di chiusura dell'intero bacino padano appena prima dell'immissione in Adriatico. In un giugno normale dovrebbero scorrerne qui circa 1.500". Insomma dietro il caldo torrido di queste settimane a quanto pare c'è un problema ben più serio sul quale, secondo Mercalli, i governi devono aprire una riflessione seria per evitare il peggio.

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