E dopo tanto allarme sul riscaldamento globale, arriva uno studio secondo il quale potrebbe invece arrivare un nuovo periodo glaciale. A condurlo è stato un team internazionale di scienziati dell’Università della California di Santa Barbara e dell’Università di Cardiff, che hanno analizzato i cicli climatici della Terra. Pubblicati sulla rivista Science, i dati partono dall’analisi delle variazioni orbitali del nostro pianeta e della loro influenza sul clima globale. La loro previsione è che una nuova era glaciale potrebbe iniziare tra circa 10.000 anni, anche se le attività umane potrebbero modificare profondamente questa naturale evoluzione climatica.
Niente di nuovissimo sotto il sole, in realtà. In effetti, tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e gli anni ’70 le rilevazioni climatologiche sembrarono mostrare un progressivo raffreddamento della Terra. Prima dell’attuale allarme sul riscaldamento globale, nel 1973 un giornale popolare come il Messaggero poteva ad esempio titolare «L’umanità nella morsa dei ghiacciai in aumento». Quella di un congelamento progressivo del pianeta era stata pure la profezia fatta nel 1971 su Science da Stephen Schneider: uno scienziato in seguito tra i più importanti sostenitori dell’opposta tesi sull’innalzamento delle temperature. E una glaciazione prossima ventura era pure la trama di Ice and Iron: romanzo del 1974 del popolare scrittore di fantascienza Wilson Tucker, pubblicato in italiano da Urania col titolo I guerrieri nel ghiaccio.
Poi, gli studi erano sembrati indicare una direzione diversa, che ha finito per dominare il dibattito e l’agenda politica. Ma il tutto, anche attestato da studi di Panel dell’Onu, si basava sull’analisi degli aumenti di temperatura media negli ultimi due secoli, confrontati all’aumento delle immissioni nell’atmosfera originate dalla industrializzazione. Questo studio ha invece esaminato un milione di anni di variazioni climatiche, confrontando le fasi di crescita e scioglimento delle calotte glaciali con le temperature oceaniche. L’analisi ha evidenziato una chiara correlazione tra le variazioni orbitali della Terra – come eccentricità, inclinazione e precessione – e i periodi di glaciazione. Come ha spiegato la professoressa Lorraine Lisiecki, coautrice dello studio e docente presso l’Università della California di Santa Barbara, «i dati mostrano uno schema prevedibile, in cui il clima terrestre alterna ciclicamente fasi glaciali e interglaciali. Un certo tipo di variazione nell’orbita terrestre coincide con la fine delle ere glaciali, mentre un altro segna il loro inizio».
Secondo il professor Stephen Barker, dell’Università di Cardiff, «è sorprendente notare quanto chiaramente i parametri orbitali siano impressi nel record climatico della Terra. È incredibile che nessuno lo abbia identificato prima». In effetti l’idea che le variazioni orbitali influenzino le glaciazioni non è nuova, ma solo dagli anni ’70 si è ottenuta una conferma sperimentale. Questo studio ha permesso di comprendere con maggiore precisione quale parametro orbitale sia il principale responsabile dell’inizio e della fine delle ere glaciali. Dal tutto si ricava che la Terra si troverebbe attualmente in una fase interglaciale stabile, con la prossima era glaciale prevista tra circa 10.000 anni. Barker ha spiegato: «Abbiamo potuto determinare con precisione quando si sono verificati gli ultimi periodi interglaciali e quanto sono durati. Il nostro studio conferma che il clima segue schemi regolari, piuttosto che dinamiche casuali».
Ovviamente, da qua a 10 millenni passerà un po’ di tempo. E gli autori non respingono l’ipotesi del riscaldamento globale per via delle attività umane. Nel frattempo non è escluso però che anche questo studio, come tutti gli altri, lasci il tempo che trova.