C’è un prima e un dopo, nella vita di Juga. Un confine sottile, segnato da una zoppia comparsa in silenzio, alla fine dell’estate. A proposito, Juga è una cagnolona boxer di quasi dieci anni, arrivata in famiglia quando era poco più di un cucciolo di tre mesi appena. Già, in famiglia: perché chiunque abbia o abbia mai avuto un cane sa benissimo che non si tratta di un semplice animale domestico, ma di un pelosetto capace di conquistarsi i gradi di membro effettivo della famiglia in tempi record. Lo si voglia o meno.
Fatto sta che lei è un cane vivace, curiosa, instancabile. Le passeggiate quotidiane con gli altri due cani di casa erano il suo rituale preferito, tra le strade e i campi di Pontirolo Nuovo, nella bassa bergamasca.
Poi qualcosa si incrina. La visita veterinaria, una radiografia. Il sospetto che fa paura. In pochi giorni arrivano la Tac, la biopsia, la conferma: osteosarcoma. Una diagnosi che pesa come una sentenza e che non lascia molte alternative. Il 19 settembre Juga entra in sala operatoria. L’amputazione è l’unica strada possibile, insieme a una terapia di supporto per provare a rallentare la malattia. «Era l’unica cosa da fare, dopo la conferma del tumore. Ci è stata anche consigliata una terapia chemioterapica di supporto» ha detto il suo padrone Giuseppe Cavalieri. Il rientro a casa è fatto di sguardi, di tentativi incerti, di equilibri da reinventare. Chi vive con un cane lo sa: non serve parlare per capirsi. Basta osservare. Juga prova a muoversi, ma il peso del corpo si scarica sulle altre zampe. Ogni passo è uno sforzo immenso. Ogni corsa, un ricordo lontano.
È in quel momento che nasce una nuova idea. Non rassegnarsi. Provare a restituirle una postura più naturale, un movimento meno faticoso. Non per tornare indietro, ma per andare avanti. La svolta arriva a Torino, all’Officina Ortopedica Maria Adelaide che si occupa di protesi e ausili per disabili. Per umani, certo, ma è già capitato di avere a che fare anche con amici a quattro zampe come Angus, un Rhodesian Ridgeback nel 2023 e Rio, un giovane pastore australiano solo pochi mesi fa, quest’ultimo perla stessa protesi di Juga. Un team specializzato studia il caso dell’animale come farebbe con una persona. La zampa mancante viene “letta” da uno scanner a luce strutturata, capace di rilevare ogni misura con precisione millimetrica. Da quei dati nasce un modello digitale. Poi il progetto, la stampa 3D, la protesi.
È la stessa tecnologia usata per gli esseri umani, adattata a un cane che ha ancora voglia di muoversi. Il risultato è un dispositivo leggero, su misura, pensato per accompagnare il corpo di Juga senza forzarlo. La progettazione CAD della protesi è stata effettuata con il software CUBE, mentre la realizzazione è avvenuta tramite una stampante 3D dedicata all’ortopedia, chiamata Embrance, prodotta dall’azienda danese Create It Real. Quando la protesi viene applicata, accade qualcosa di semplice e straordinario insieme. Il cane si alza. Prova. Cammina. Non corre ancora, ma ritrova un ritmo.
Un equilibrio. Una possibilità. Si abitua in fretta, come se quella zampa fosse sempre stata lì, in attesa.
Lei non sa cos’è una stampante 3D. Non conosce il significato di parole come Cad o scanner ottico. Sa solo che ora può tornare a seguire i suoi umani, questa è l’unica cosa che conta. «Avevamo molto lavoro ma ci tenevamo a consegnare la protesi prima di Natale» ci dice Roberto Ariagno, direttore dell’Officina Ortopedica Maria Adelaide,che continua: «Un cane tripode può camminare ma chiaramente si affatica molto. Inoltre tende a mettere l’arto residuo in posizione centrale e questo crea dei problemi, specie se l’animale è abbastanza pesante. Siamo molto contenti per Juga e per la sua famiglia. Si è trovata immediatamente bene con la protesi e siamo certi che, con il passare dei giorni, andrà sempre meglio. Un grosso in bocca al lupo a Juga!».
È la prova che la tecnologia, quando incontra l’empatia, può trasformarsi in una seconda possibilità anche per chi cammina su quattro zampe. Un percorso lungo e impegnativo perla famiglia di questa boxerina, ma come disse una volta la scrittrice americana Caroline Knapp: «Prima di prendere un cane, non puoi immaginare come potrebbe essere conviverci insieme, dopo non puoi immaginare di vivere in nessun altro modo».




