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Coronavirus, i consigli del fisico: "Chi ha i sintomi del virus va isolato davvero. Non basta restare a casa"

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 Federico Ricci Tersenghi, 48 anni, esperto di simulazioni, è autore di un modello matematico per «leggere», l' epidemia da Sars-CoV-2. Lo spiega in una intervista al Corriere della sera. "Mi sembra che il plateau sia un piattume, forse il lockdown dell' 11 marzo in alcune Regioni non ha funzionato . È successo anche in Cina dove la prima chiusura del 24 gennaio a Wuhan ha riportato il valore dell' R0, l' erre-zero, il tasso di contagio, poco sopra l' 1. Significa che il virus andava avanti. Il governo ha poi varato un regime di quarantena centralizzata isolando in zone protette i pazienti con sintomi lievi e i contatti delle persone positive anche senza il risultato del tampone. Solo allora l' R0 è sceso a 0,3 determinando lo stop dell' epidemia".

 



Pensa che da noi servirebbe più rigore? "In Italia potrebbe accadere che queste misure non siano sufficienti. Non stiamo assistendo a una riduzione della curva tale da prevedere l' uscita rapida dall' incubo. Bisogna fare qualcosa di più per impostare la fase 2. Serve un protocollo per gestire chi ha i sintomi oppure è stato a contatto con un positivo. Questi individui dovrebbero essere isolati, non a casa ma in luoghi di vera quarantena. Non basta utilizzare una app per tracciare i contatti. Dobbiamo agire con tempestività dopo averli trovati. La regola dello "stai a casa finché non peggiori" non ha senso. Gli infetti dovrebbero essere stati circa 1 milione. La speranza è di osservare una riduzione netta questa settimana, 25 giorni dopo il secondo lockdown del 23 marzo, quando sono state chiuse le attività produttive. Per impostare la fase 2 è decisivo capire quanto il virus sia diffuso".

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