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Coronavirus, conseguenze devastanti per i tuoi capelli: l'ultimo inquietante studio

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Melania Rizzoli
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La metà dei pazienti affetti dal Covid19 perde i capelli in grande quantità durante e dopo l'infezione virale. La perdita copiosa, fatta addirittura di intere ciocche, sul piano psicologico aggrava le conseguenze fisiche e morali già compromesse dal Coronavirus, ed anche se apparentemente si tratta solo di un aspetto estetico trascurato dai sanitari in confronto alla gravità della malattia, la scienza si sta focalizzando su questo effetto collaterale per capirne l'origine. Da mesi infatti sono moltissimi coloro che, una volta superata la positività del virus, continuano a lamentare un indebolimento e diradamento dei capelli, il quale, sommato al "telogen effluvium acuto", ovvero alla fisiologica perdita di 100-200 capelli al giorno, è in grado spesso di modificare l'aspetto esteriore di uomini e donne convalescenti dalla patologia del secolo. Nei primi mesi concitati di lotta all'epidemia, questo fenomeno veniva dai medici attribuito sommariamente alla tipica caduta di capelli che si verifica di norma dopo aver vissuto eventi traumatici, ma le segnalazioni arrivate da tutto il mondo hanno imposto di creare una task-force sanitaria impegnata a studiare questo ulteriore aspetto patologico della malattia in gran parte ancora misteriosa nei suoi effetti immediati e a distanza.

 

 

NOVE SU DIECI
Nel 90 per cento dei casi esaminati infatti, la caduta capillare si manifesta dopo due/tre mesi dalla negativizzazione del Tampone naso-faringeo e del Test sierologico, quando il paziente sta bene e non associa questo disturbo al pregresso episodio infettivo, mentre nel 10 per cento dei casi la perdita capillare è immediata, ovvero avviene durante la fase acuta della infezione virale, quando cioè il soggetto è positivo al virus e sintomatico. La causa di tale complicanza è stata attribuita in varie misure alla tossicità diretta del Covid sui follicoli piliferi e sui vasi capillari del cuoio capelluto, alla ipo-ossigenazione del sangue durante la malattia, all'allettamento, ai farmaci assunti (eparina, antivirali), alla perdita di peso, alla sofferenza sistemica dell'organismo durante la malattia (febbre alta, ipossia generalizzata), alle comorbilità durante il periodo infettivo ed al forte stress al quale in quei mesi è sottoposto l'organismo.

Si tratta di una perdita di notevole entità, di 200-300 capelli al giorno, una caduta eccessiva che comprende l'intero fusto pilifero compreso il suo bulbo e la radice telogen, ed il paziente nota questo effetto la mattina al risveglio (capelli sul cuscino), al lavaggio, con la spazzolatura o anche semplicemente passando la mano tra la chioma durante il giorno, la quale si riduce in breve tempo di massa e di volume, con minore copertura della testa, diradata al punto da far intravedere chiaramente il cuoio capelluto. Fortunatamente il danno è reversibile, ed anche se la perdita di capelli post-Covid si ferma lentamente, a cui segue ricrescita completa, in genere ci vogliono diversi mesi per recuperare del tutto la massa globale della chioma, calcolando che i capelli ricrescono alla velocità di circa 1cm al mese. Se poi una persona è affetta geneticamente dal diradamento dei capelli, come avviene per esempio nei casi di alopecia androgenetica o in quelli di calvizie, la caduta post-virale induce spesso aggravamento del rinfoltimento della chioma che non tornerà più ai livelli precedenti alla patologia.

LA METÀ
Inoltre, la prevalenza accertata del solo 50 per cento della popolazione infetta affetta da perdita capillare, è probabilmente dovuta al fatto che a denunciare la caduta siano solo i pazienti più giovani e sani fra coloro che hanno contratto l'infezione, poiché gli anziani con diverse comorbilità non hanno probabilmente la percezione del problema, o non considerano importante questo fenomeno secondario, soprattutto se riescono a guarire ed salvarsi la vita. Certamente, tra tutti i sintomi precoci e tardivi della infezione da Covid19, anche la caduta dei capelli è un importante oggetto di studio scientifico per valutare la durata della tossicità di questo virus ancora per molti aspetti sconosciuto, tossicità che evidentemente agisce e persiste anche a tre mesi di distanza dalla risoluzione della acuzie virale, ma soprattutto lo studio approfondito della reazione dei follicoli piliferi all'impatto virale sarà utile per individuare i farmaci più adatti per trattarla, contrastarla e possibilmente risolverla.

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