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Vaccino Johnson&Johnson, hanno sbagliato tutto? "Agire subito". Dosi e sospetti, cosa non torna

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Il vaccino Johnson & Johnson

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Quando si parla di Covid, al momento l’esempio del Regno Unito non fa dormire sonni tranquilli, dato che il paese governato da Boris Johnson si è avviato verso il baratro dal punto di vista epidemiologico: nonostante i vaccini, la situazione è sempre peggiore a causa dell’inesistenza di mascherine, distanziamento e green pass. Da questo punto di vista l’Italia sta facendo scuola e sta tenendo tutto sotto controllo in attesa che ampia fetta della popolazione venga coperta anche dalla terza dose.

 

 

“Sono convinto che andremo a somministrarla a tutte le fasce di popolazione  - ha dichiarato Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute - dopo sei mesi dalla seconda per chi è stato immunizzato con vaccini mRna, dopo due mesi per chi è stato protetto con un’unica iniezione di Johnson&Johnson”. In questo senso l’indicazione che arriva dalla Fda americana è chiara: con quello che veniva considerato il vaccino monodose c’è in realtà necessità di agire abbastanza in fretta con il richiamo, anche perché la “cattiva stagione”, quella più fredda, sta ormai arrivando e accentuerà l’aumento dei contagi.

 

 

“Non ci deve sorprendere - ha spiegato Ricciardi - anche perché c’è un incremento dei tamponi. Inoltre c’è ancora una fetta di persone non vaccinate e questo è un virus estremamente contagioso che infetta soprattutto persone suscettibili e non protette. Se non scalfiamo questo zoccolo duro, i casi con la stagione fredda aumenteranno”. Generando però più un problema individuale che sociale: “Non comprometteranno la situazione collettiva. Ci sarà anche un incremento di ricoveri, ma non tale da mettere in crisi gli ospedali”.

 

 

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