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Covid, dopo 5 mesi quanti rischiano in Italia di restare senza terza dose: quel buco nelle scorte

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Dal 13 al 26 dicembre le Regioni dovranno fare 6,3 milioni di iniezioni contro il Covid. Questo l'obiettivo del generale Figliuolo, responsabile della campagna vaccinale. Ma anche rispettando i "target" fissati dal commissario all'emergenza, nella migliore delle ipotesi a fine dicembre "avremo più di 12 milioni di italiani che non avranno fatto ancora la terza dose nonostante ne abbiano diritto, essendo trascorsi più di cinque mesi dalla seconda somministrazione", rivela il Tempo. L'Italia è partita tardi con le terze dosi. Errore che non hanno commesso Israele e Stati Uniti.

 

Il ministro della Salute Roberto Speranza, i vertici dell'Istituto superiore di sanità, quelli dell'Agenzia italiana del farmaco e i componenti del Comitato tecnico scientifico sono impegnati nel ricordare quanto sia importante fare la terza dose nei tempi previsti. Inizialmente, avevano stabilito che sarebbero bastati sei mesi dopo la seconda dose, poi siamo passati a cinque. Fino ad oggi in Italia sono state somministrate 10,8 milioni di terze dosi. Dopo cinque mesi dalla seconda dose, ogni italiano avrebbe diritto a ricevere subito la terza. Purtroppo, non sarà così, rivela sempre il Tempo.

 

Nel giro di soli di sette giorni l'Istituto superiore di sanità ha cambiato idea sul grado di protezione dei vaccini. Nel bollettino di una settimana fa, infatti, scriveva che dopo 5 mesi "l'efficacia dei sieri anti-Covid nel prevenire la malattia non grave cala dal 75 al 44%. Nel report di ieri, sabato 11 dicembre", scrive che il calo è più consistente: dal 74 si passa al 39%. La scienza, per definizione, non ha certezze assolute. Ma è sconcertante come in così poco tempo la correzione sia addirittura di cinque punti percentuali", conclude amaro il quotidiano diretto da Franco Bechis.

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