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Alluvione, pericolo tetano: come evitare la contaminazione

Melania Rizzoli
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Non è una malattia infettiva, non è una malattia contagiosa, ma quando il batterio responsabile contamina una ferita, piccola o estesa che sia, rilascia le sue spore dentro di essa, le quali germinano e producono tossine che viaggiano veloci nei tessuti profondi, con affinità elettiva per i nervi, il midollo spinale e l’encefalo, dove, senza una terapia adeguata ed immediata, causano spasmi muscolari seguiti da paralisi e morte per soffocamento. Sto parlando del tetano, una patologia ormai rara grazie alla vaccinazione di massa già dall’età infantile, oggi però tornata alla ribalta nelle zone alluvionate dell’Emilia Romagna, dove da due giorni è iniziata la distribuzione del vaccino preventivo a tutta la popolazione a contatto con l’acqua stagnante e impegnata nelle opere di pulizia e soccorso.

Il bacillo del tetano normalmente popola quasi tutti i terreni, la polvere, le piante, gli oggetti metallici arrugginiti, ma è presente anche nell’intestino degli animali (cavalli, mucche, pecore, cani, gatti e polli) che non sviluppano la malattia e non si ammalano, ma il loro letame, concimando i campi agricoli dove pascolano e vivono, contribuisce ad alimentare e diffondere l’agente patogeno. Basta che anche una piccola ferita venga in contatto con il clostridium tetani, per far sì che questo bacillo vi cresca dentro, si replichi e germini le sue spore, per diffondere la sua azione letale trai 3 e i 10 giorni dal contatto.

COSA FARE
Essendo inoltre il batterio capace di resistere alle condizioni più impervie come il caldo, ed essendo molto resistente a quasi tutti i più forti antisettici, l’unico rimedio immediato in caso di abrasioni, ferite cutanee, punture di spine vegetali o metalliche, è quello di pulire immediatamente la zona colpita con l’acqua ossigenata, poiché essendo il bacillo in questione un essere anaerobico, cioè che vive solo in assenza di ossigeno (come nei tessuti lacerati delle ferite) lo stesso non sopravvive in presenza di ossigeno, quello appunto presente in maniera elevata nell’acqua ossigenata.

Naturalmente il salvavita resta il vaccino antitetanico che va somministrato come prevenzione o immediatamente nei casi sospetti di ferite contaminate. Il clostridium tetani causa il tetano solo nelle persone non vaccinate, in quelle che non hanno fatto i richiami previsti o con immunità scaduta, ed il modo più comune di contrarlo sono appunto le ferite da punta (classica la puntura da spine di rose o chiodi arrugginiti ), da aghi non sterilizzati (body piercing o tatuazioni), dal taglio del cordone ombelicale con forbici non adeguatamente sterili, e più la sede di contatto è lontana dal sistema nervoso centrale, più lungo sarà il periodo di incubazione della malattia, e minori le speranze di guarigione. I primi muscoli a soffrire e rivelare la malattia in corso sono quelli più piccoli e brevi, come quelli della mascella e del viso, con difficoltà ad aprire la bocca o comparsa di un ghigno chiamato «riso sardonico», seguiti da quelli del collo, del laringe e del faringe, con difficoltà a parlare e deglutire, del torace con impossibilità a fare respiri profondi, e della schiena che si irrigidisce e si inarca all’indietro, coinvolgendo il tronco, l’addome e gli arti inferiori.

Il tetano è accompagnato anche da un corteo di sintomi di infezione, come la febbre, la sudorazione profusa, aritmie cardiache, irritabilità, spasmi muscolari e convulsioni, ma è difficile oggi assistere ad un paziente in queste condizioni, poiché la maggior parte delle persone che si recano in ospedale entro le 24/48 ore dall’evento traumatico, ricevono, oltre alla pulizia accurata della ferita, la vaccinazione antitetanica anche per i casi sospetti e non accertati, una terapia sicura con una efficacia che sfiora il 100%. È importante la tempestività della somministrazione terapeutica, perché ad oggi non esistono meccanismi immunitari capaci di eliminare dal sistema nervoso centrale la tossina tetanica una volta entrata nei neuroni.

Per tutti questi motivi nelle zone alluvionate e contaminate dell’Emilia Romagna si sta procedendo alla vaccinazione antitetanica, su base volontaria, ma indispensabile per operare in quelle zone ad alto rischio di contrarre una malattia che viene evitata semplicemente con il siero preventivo, lo stesso che nella storia della medicina ha salvato milioni di persone nel mondo dalla paralisi e dalla morte per tetano.

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