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Protesi al seno proibite per le under 18, sanzioni ai medici

Claudia Osmetti
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Di nuovo, a voler fare i pignoli, non c’è granché. Di doveroso, però, sì: perché non è una sciocchezza, non è neanche un fenomeno passeggero (anche se un po’ una moda, questo sì, in un certo senso, lo è) e non è, soprattutto, una questione di salute.

Ha fatto bene, quindi, in questi giorni, il ministero della Salute, che peraltro è stato sollecitato da richieste informative arrivate da alcuni professionisti del settore, a ribadire quel che già prevede la legge da circa dodici anni. A ricordare, cioè, e a farlo ufficialmente, ossia con una circolare, che impiantare protesi mammarie per soli fini estetici, a giovani donne che non hanno manco diciotto anni, significa beccarsi una multa di 20mila euro e la sospensione dal camice per tre mesi.

 

 

 

Perché non si fa, perché è vietato, perché c’è una norma (la numero 86) del 2012, appunto, che lo impedisce sotto la soglia della maggiore età, a meno che, com’è ovvio, le ragioni dell’intervento non siano altre, ovvero non ci siano gravi malformazioni congenite certificate o da una struttura sanitaria pubblica o da un medico convenzionato al Servizio sanitario nazionale (il Ssn).

In tutti gli altri casino. Non conviene. Ma non è neppure una grande idea. Tanto per cominciare perché un’operazione è un rischio, sempre, qualsiasi, e correrlo, a quell’età, magari solo per un selfie da postare su Instagram (spesso va così, dopo ci arriviamo), lascia un po’ il tempo che trova. E poi perché i “ritocchini” si fanno, semmai, se proprio non si riesce a invecchiare al naturale, col passare del tempo.

 

 

 

Invece non è così. «Spesso succede, e credo sia una deriva sbagliata, che i genitori regalino l’impianto di protesi al seno a fini estetici alle figlie proprio per il compimento dei diciotto anni», spiega Emanuela Bartoletti, che è la presidente della Sime, la Società italiana di medicina estetica. «È rischioso», aggiunge, «si tratta di soggetti comunque troppo giovani. Bisogna stare molto attenti. Ed è per questo che lanciamo un appello soprattutto ai genitori, affinché non acconsentano alle richieste delle figlie se non ci sono motivi validi».

Alle volte è pure il contrario: il dottore, la ragazzina e la mamma; e quella che insiste è l’ultima. Il fidanzatino c’entra nulla. «Rifare il seno per le diciottenni è diventato una moda dettata dai social (ci siamo arrivati, ndr), ma la medicina non deve diventare una moda dettata dai social. Non è possibile sottoporsi a un intervento chirurgico per poter postare il selfie del prima e del dopo».

Sì, d’accordo, alzi la mano chi non si piaceva da adolescente, tra l’acne, i denti sporgenti, i piccoli difetti fisici che, al liceo, sembravano insormontabili. Però c’è un limite a tutto. E men che meno vale la scusa però-tanto -è -un -intervento -reversibile, nel senso che la protesi si può anche togliere: è vero, sì, ma con un secondo passaggio in sala operatoria che potrebbe lasciare delle cicatrici e, a ogni modo, il corpo non è un palloncino che si gonfia e si sgonfia modello fisarmonica.

 

I NUMERI

Negli ultimi anni il numero delle giovanissime che hanno chiesto un consulto per una mastoplastica additiva, un intervento al naso o all’addome, pare sia aumentato. Sulle cifre, tuttavia, si apre un secondo capitolo perché nella circolare del ministero viene, di nuovo, sottolineato anche l’obbligo per i chirurghi di inserire i dati clinici e anagrafici nei registri regionali (e quindi in quello nazionale) delle protesi mammarie: chi non lo fa, anche qui, rischia una sanzione che va da cinquecento a 5mila euro.

Calcolando l’illiceità di un’operazione simile sulle minorenni, le statistiche ufficiali raccontano che il 10% delle donne che paga per avere un seno più grande risiede nella fascia tra i 20 e i 24 anni, le under30 toccano un altro 15%.

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