Mariano Apicella: "Berlusconi mi paga circa 60 mila euro per non far niente. Renzi? Se mi chiama..."
"Sono ancora stipendiato da Berlusconi, mi paga 60 mila euro ma non faccio niente". Dopo l'intervista al Corriere di qualche giorno fa, torna sul pezzo il menestrello di Arcore. Sono Giuseppe Cruciani e David Parenzo a incalzarlo. Dopo la "vita tranquilla" annunciata nei giorni scorsi, Cruciani torna a imbeccarlo sulla sua carriera di musicista, su quanto guadagna, sulla sua vita privata, insomma sui bei tempi andati che a quanto pare se ne sono andati per sempre. Vita Tranquilla - "Negli ultimi tempi non faccio praticamente nulla, l'ultima volta che ho fatto qualcosa è stato per il compleanno di Marina, ho preso un treno e l'ho raggiunta ad Arcore". Poi continua: "Non ho perso la speranza, anche se non sento Berlusconi per un po' non mi preoccupo, spero sempre che un giorno si rimetta tutto posto e si ricominci di nuovo". A disposizione - Come il migliore panchinario che si rispetti, Apicella è sempre a disposizione del mister: "Sono ancora un dipendente di Berlusconi, ho uno stipendio mensile col quale campo, aspetto solo la chiamata". Poi ribadisce che la Pascale non c'entra, che in qualche modo il cambio di rotta sia più un riflesso che un reale rapporto causa effetto. Cambiano i tempi - "Ma se la chiamasse Renzi?", lo provoca Cruciani. "Andrei, sono un professionista, canterei pure per lui". Dal menestrello di Duluth che esattamente 50 anni fa, cantava The Times They Are a-Changin', i tempi stanno cambiando, il menestrello di Arcore sembra apprenderne inconsapevolmente la lezione. Se "La linea è tracciata" cantava Dylan nel 1964, "ed il presente adesso sarà il passato poi. L'ordine sta rapidamente scomparendo. Ed il primo ora sarà l'ultimo poi. Perché i tempi stanno cambiando". Oh, se stanno cambiando.