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Giletti, l'incubo in Rai a fine trasmissione: "Chiamavano tutti i dirigenti, staccavo il telefono"

Giovanni Ruggiero
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L'ansia per Massimo Giletti è a mille a poche ore dal debutto su La7 con Non è l'Arena. L'ex conduttore Rai è talmente "concentrato", confessa al Fatto quotidiano, da non trovare pace seduto al tavolino di un bar, così si infila in auto col giornalista e là dentro prosegue la chiacchierata. Anzi, la mitragliata, almeno quando si tratta della Rai e dei suoi vertici. A cominciare dal Dg Mario Orfeo, materialmente chi si è preso la responsabilità di rinunciare a lui e il suo programma: "Ho scelto di non commentare i dati attuali: sono talmente tanti i programmi che non funzionano. Però mi domando - tuona Giletti - ma chi pagherà per questi errori? Se fosse una società privata, qualcuno ne avrebbe risposto". Quel che non mancherà di certo al giornalista è il clima respirato fino a poco fa in viale Mazzini. Con i vertici Rai, Giletti ha ammesso che non è mai mancato il dialogo: "Però dopo la trasmissione ero quasi costretto a staccare il cellulare: venivo assalito dalle telefonate di dirigenti. Un giorno - ha ricordato - un direttore generale mi disse: 'Non riesco a capire: lei da che parte sta?'. E io: 'Grazie per il complimento...'. Comunque le pacche sulle spalle arrivavano il lunedì alle dieci del mattino, dopo aver letto i dati dell'Auditel: per undici volte abbiamo raggiunto livelli più alti del serale di Rai1".

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