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La Grande Guerra è piccola solo per noi

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Andrea Cionci
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È costato 100 milioni di dollari il kolossal anglo-americano "1917", attualmente nelle sale e candidato a ben 10 premi Oscar. Opera del regista britannico Sam Mendes, ripropone l' avventura di suo nonno, staffetta durante la Grande Guerra, in uno scenario ricostruito con grande cura, nonostante la sceneggiatura un po' da "playstation". Nel complesso, un ottimo film: né antimilitarista, né retorico-nazionalista, che vuole ricordare il sacrificio di circa 900.000 caduti britannici. Lo spottone politico è comunque implicito e subliminale: «Noi Angloamericani abbiamo vinto anche la Prima Guerra mondiale». E invece no. La Prima guerra mondiale l' hanno vinta gli Italiani, non solo per se stessi, ma per tutta la Triplice Intesa, britannici, americani, francesi compresi. Il dato è incontestabile: appena sei giorni dopo la nostra vittoria finale sull' Austria-Ungheria a Vittorio Veneto (4 novembre 1918) la Germania del Kaiser, travolta dal panico, preda di ammutinamenti e diserzioni di massa, firma l' armistizio, a Compiègne, l' 11 novembre 1918. Il tracollo tedesco fu dovuto al fatto che la resa dell' Austria Ungheria avrebbe reso possibile agli Italiani invadere la Germania dalla Baviera, aprendo un altro fronte meridionale del tutto insostenibile. Questo è dimostrato dagli accordi armistiziali con l' Austria, che contemplavano proprio tale possibilità. VINCITORI In quel contesto, l' apporto franco-britannico alla sconfitta degli Imperi centrali fu pressoché nullo, dato che mentre noi vincevamo al Sud, loro, sul fronte occidentale, attendevano in piena stasi l' intervento degli Americani, pianificando grandi manovre per il 1919, ancora in previsione di un lungo anno di guerra. In sostanza, l' Italia, scesa nel conflitto un anno dopo rispetto a Francia e Gran Bretagna, ha vinto l' intera Grande Guerra togliendo le castagne dal fuoco per tutti e interrompendo il massacro. Non è un caso che, nel 2018, in Europa si sia celebrata la "Fine della Grande Guerra", senza cenni a qualsivoglia "vittoria". Oltre ai pudori politicamente corretti, francesi e britannici sanno benissimo che non avrebbero potuto rivendicare quei grandi meriti che spettano, invece, agli Italiani (anche se gli stessi li ignorano). Infatti, la nostra politica si è ben guardata dal rammentare in sede internazionale, pur con il dovuto tatto, come fosse stata l' Italia a porre fine a quell' immane spargimento di sangue. Il treno è perduto, ormai se ne riparlerà fra 48 anni. Piuttosto, quando il nostro presidente della Camera, Fico, ha voluto accogliere la richiesta del suo vice Rampelli, per ritagliare a Montecitorio, il 20 novembre 2018, una piccola celebrazione della vittoria italiana (forse 600.000 caduti meritavano anche un piccolo "grazie) la cerimonia si è inaspettatamente rivelata una spataffiata antimilitarista e addirittura (non si capisce in base a quale legge spazio-temporale) "antifascista". A parte un' equilibrata prolusione di Alessandro Barbero, sono seguiti interventi del tutto naif di illustri sconosciuti dedicati all' omicidio Matteotti e al brigatismo nero degli anni '70. Il tutto, mentre quelli di FdI lasciavano l' aula, paonazzi in volto. Non deve stupire quindi, se alla domanda "Ma l' Italia ha vinto o perso la Prima guerra mondiale" posta ieri a 20 adolescenti romani, in 14 abbiano risposto che l' abbiamo persa, mentre i restanti "non sanno, non rispondono". Non deve stupire se, in zona centenario, rispetto ai 100 milioni di dollari investiti dagli angloamericani per il film "1917" (che ne ha incassati 250) noi possiamo opporre i 3 milioni di euro del film di Ermanno Olmi "Torneranno i prati" che, al botteghino, è andato sotto di 2. Forse perché grondante del solito antimilitarismo piagnone cui siamo avvezzi fin dal fantasioso "Uomini contro" di Rosi? Secondo una di quelle tipiche dinamiche inversive tipiche del nostro Paese, noi che la guerra l' abbiamo vinta per tutti continuiamo a sguazzare su Caporetto, alla cui ritirata sono dedicate circa 200 pubblicazioni contro le 15 su Vittorio Veneto. Gli altri paesi alleati, invece, che hanno goduto tutti i benefici del sacrificio dei nostri bisnonni, investono nella "memoria positiva". MEMORIA DIVISIVA Quella memoria che, da noi, si esercita sempre per delle atrocità divisive, mai per delle pagine gloriose e unificanti. Se, giustamente, la sensibilità dei tempi si rivolge compassionevole verso la sorte di quei poveri soldati di un secolo fa, a maggior ragione questi dovrebbero essere onorati. Così infatti, fanno i Britannici che dedicano ben due settimane al Remebrance Day, proprio a partire da quell' 11 novembre salvifico dovuto all' Italia. Tutti i cittadini inglesi, in quei giorni, portano un papavero rosso all' occhiello, per ricordare i loro caduti. Così fanno anche i francesi con il Bleuet de France, il fiore blu addirittura coniato su una moneta da due euro. Tanto valgono, infatti le spille floreali e il ricavato va alle associazioni d' arma per il culto della memoria, o per aiuti ai veterani o alle loro famiglie. Noi, invece, discettiamo di "Matria", vandalizziamo i nostri monumenti ai Caduti, oppure a Sanremo, sulla tv di Stato, lasciamo oltraggiare i nostri uomini in divisa. Ma il tempo è galantuomo e scopre la verità. La prossima rivelazione choc condurrà a scoprire a quale italiano si deve, in particolare, la fine dell' intera Grande Guerra. Domani mattina, presso la Sala Zuccari del Senato, saranno trattati documenti tali da rovesciare la storia per come l' abbiamo sempre conosciuta. di Andrea Cionci

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