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Ema Stokholma, la star delle dj: "Io sensuale e maschiaccio. Che coppia con Andrea Delogu"

Leonardo Filomeno
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L'appuntamento con Ema Stokholma è all'Hotel Costez di Cazzago (Bs), a due passi dall'uscita A4 Rovato. In Franciacorta, con Andrea Delogu, ormai è di casa. E la loro è una coppia esplosiva, alla cui base c'è un'amicizia di ferro. "Io faccio la dj, lei la vocalist. Le nostre personalità restano comunque diverse. Non siamo un gruppo ma due ragazze che si divertono come matte", confessa lasciandosi andare a quella piacevole e leggera inflessione francese che con la mente ci riporta a Marsiglia, città dove è nata e che ha lasciato quando aveva 15 anni. Una scelta racchiusa in una frase che si è fatta tatuare sulla spalla sinistra: "Ognuno sceglie la propria famiglia". Lei, ex modella "stregata dalla musica a palla e dal buio dei club", alla fine l'ha trovata in Italia.

Partiamo dal Costez, in 3 anni hai conquistato tutti. 
"Siamo diventati amici. Sono persone positive e amano far festa. Qui mi sento libera di suonare la musica che più mi piace".
Sei una dj di successo, ma strizzi l'occhio anche al mondo dei producer. 
"Vivo barricata in studio. Sono al lavoro su nuove tracce EDM e prendo delle lezioni. Punto all'indipendenza".
Rivendichi il fatto di suonare tanta commerciale. 
"Con Titanium di Guetta la gente canta, si abbraccia. Se metti L'Amour Toujour di Gigi D'Agostino è ancora più contenta. La house alla Roger Sanchez mi piace meno. Idem per quella che va oggi, alla Robin Schulz. Gigi lo stimo, mi piacerebbe lavorare con lui. Anche i Pink Is Punk mi piacciono".
Tra te e Andrea non c'è competizione. Le ragazze vi adorano... 
"Essere in due in console dà una marcia in più. Ho il terrore che la Delogu mi molli (ride, ndr). Comunque, non puoi pensare di valere di più dell'altro. Andrea non hai mai oscurato la mia immagine, né io ho cercato di fare la stessa cosa con lei".
Quanto conta la sensualità in console? 
"Conta di più lo stile. Poi è ovvio che una donna debba essere sensuale. Curo il lato estetico per compensare il fatto di sentirmi un po' un maschiaccio".
Hai fatto la modella, la ballerina, infine la dj. 
"Ho lavorato nella moda, prima a Roma, poi a Milano. Ho iniziato a fare la ballerina perché non avevo più stimoli: guadagnavo bene, ma non ero una professionista e ballare mi pesava. Ho capito che dovevo fare la dj durante un set di Nicola Zucchi. Volevo riuscire a trasmettere le stesse emozioni che ho provato quella sera".
A quale tatuaggio sei più legata? 
"A quello che ho sulle mani, c'è scritto: prendere e dare. E' fondamentale per mantenere un equilibrio. Il primo tatuaggio l'ho fatto a Ibiza: un paio di cuffie sul braccio. Sono tornata a casa, ho comprato una console e ho iniziato ad allenarmi. Poi c'è quello sulla spalla sinistra...".
Ognuno sceglie la propria famiglia, scritto in francese. 
"E' il senso che ho voluto dare alla mia vita".
Chi rappresenta oggi la tua famiglia? 
"Vivo a Bologna e la adoro. Mio fratello lo sento tutti i giorni. Con mia madre non ho rapporti da quando sono andata via di casa. Mio padre, quand'ero piccola, non c'era, con lui ho un rapporto leggero. Se con la tua famiglia hai dei problemi, puoi trovare anche altrove gente che sia in grado di amarti".
La vita sentimentale come va? 
"Ho sempre avuto un debole per i rapper (ride, ndr). Ne sto frequentando uno, lui mi capisce...".
L'impressione è che anche tu faccia il tifo per il partito dei single. 
"Single tutta la vita! Per me c'è sempre un po' di finzione nelle lunghe relazioni. Dopo la fine di una relazione che è durata 3 anni, sono rinata. Ero convinta di fare bene il mio lavoro. Poi ho capito che non era così".
Perché?
"L'unica priorità era diventata la vita privata. In realtà, sto bene anche da sola e il lavoro mi dà tutto quello che potrebbe darmi un uomo. Il ragazzo che frequento, lo vedo una volta a settimana. Non posso dedicare più tempo. Le cose sono cambiate: trent'anni fa, a 25 anni, eri obbligato ad avere dei figli. Adesso abbiamo più voglia di vincere la partita del lavoro che quella della famiglia perfetta. E' giusto che sia così. Ho 31 anni, vedo un sacco di gente più grande che è frustrata. Cinquantenni che prenotano i tavoli in disco per guardare il sedere delle ragazzine. A 20 anni si sono sposati, a 25 avevano una famiglia, ora vogliono fare i giovani".
La libertà quando serve dove la cerchi? 
"Ogni tanto sento il bisogno di partire. Da sola. Se sei solo, i problemi li superi senza riversarli sull'altro. Quindi non capisco perché gli altri debbano scaricarli su di me. Per questo a volte spengo il telefono. O forse perché in fondo un po' stronza lo sono".

 

 


 

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