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Renzo Montagnani, la tragedia privata dell'attore: "Il forcipe, poi una violenza incontrollabile". Quello che pochi sapevano

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Dietro il sorriso di Renzo Montagnani, una immensa tragedia privata di cui pochi erano a conoscenza. Walter Veltroni, sul Corriere della Sera, rispolvera la sua vena da cinefilo e ripercorre la storia segreta di uno degli attori più amati dal pubblico e sottovalutati dalla critica italiana. Simbolo delle commedie sexy "pecorecce" degli anni 70 a fianco di dive come Edwige Fenech o Barbara Bouchet, ma anche grande attore di teatro, Montagnani era percorso da una tristezza insopprimibile, sempre presente, anche quando faceva crollare la platea a suon di risate. 

A divorarlo l'amarezza per lo scarso riconoscimento come interprete e l'atteggiamento snobistico della critica de sinistra (che d'altronde ha rivalutato solo dopo decenni personaggi cult come Totò, Lino Banfi, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia giudicati sempre troppo "poco impegnati"). Ma soprattutto il dolore personale per la malattia dell'amatissimo figlio Daniele. "Nel 1963 - ricorda Veltroni -, mentre tutto sembra sbocciare nella sua vita, mentre sta interpretando Brecht in teatro, la moglie, una ballerina delle Blue Bells, gli regala il figlio che volevano, Daniele. Ma il bambino non riesce a uscire dal ventre della madre e i medici usano il forcipe". Le conseguenze sono devastanti. Daniele "non sa parlare e per tutta la vita questa sua impossibilità di esprimersi determinerà in questo ragazzo bellissimo, alto e biondo, la furia di una violenza incontrollabile. Fragile e disperato, Daniele cresce bisognoso di cure e ricoveri. Morirà nel 2004, a 41 anni, di tumore, come il padre. Che se ne è andato nel 1997, sette anni prima di Daniele".

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