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Massimo Giletti indagato, la vendetta di Graviano: "Un Paese che va al contrario"

Massimo Giletti

Salvatore Dama
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I carabinieri un paio di giorni fa hanno bussato alla porta di Massimo Giletti. Per consegnargli un avviso di garanzia. È indagato dalla procura di Terni per diffamazione. A denunciarlo è stato Giuseppe Graviano, detenuto nel carcere umbro dove sta scontando diversi ergastoli per reati di mafia. Perché? Il fascicolo è stato secretato e non si sa molto. A dare la notizia del procedimento è stato il sito EtruriaNews. Pare che all’ex boss di Brancaccio non siano piaciuti alcuni passaggi di una delle ultime interviste fatte dal giornalista a Salvatore Baiardo, nel corso della trasmissione Non è l’Arena. C’è un precedente. A gennaio Graviano aveva querelato Roberto Saviano. Per via del suo soprannome: lo chiamano “Madre Natura”. Ma perché è troppo buono e “altruista”, dice lui. Non perché, a un certo punto della sua carriera criminale, aveva il potere di “vita odi morte” sulle persone, come sostiene lo scrittore in uno dei suoi romanzi.

Torniamo a Giletti. Che rimane attonito alla notizia: «Ho sempre fiducia nella giustizia, certo alle volte penso che viviamo in un Paese all’incontrario, ma ormai non mi stupisco più di nulla», dichiara all’Agi.

 

 

TRA OMICIDI E AFFARI - Ma chi è Giuseppe Graviano? Noto come il boss di Brancaccio, svariati ergastoli sulle spalle, ha ricevuto un’ultima sentenza di condanna nel marzo scorso. Quando la Corte d’Appello di Reggio Calabria lo ha riconosciuto colpevole come mandante dell’agguato a due carabinieri. Un duplice omicidio che, secondo la magistratura, va inserito all’interno di una strategia stagista finalizzata a destabilizzare lo Stato. È il gennaio 1994. Mancano poche settimane alle elezioni. La tesi, sostenuta nella sentenza, è che la mafia voglia evitare “l’avvento al potere delle sinistre” per spianare la strada a Forza Italia.

Non è un fatto nuovo. Varie procure indagano in questo senso dal 1998. Tre fascicoli sono stati archiviati. Ma a Firenze vanno avanti imperterriti. Da anni cercano un collegamento tra cosa nostra e la Fininvest, persuasi dalla leggenda secondo cui Berlusconi abbia fatto i primi affari immobiliari grazie ai piccioli siciliani. La procura fiorentina ha affidato la ricerca del malloppo a due consulenti. I quali hanno sì trovato una settantina di miliardi di lire dalla dubbia provenienza, ma non sono riusciti a provare che i prestatori avessero la coppola e la lupara.

E qui irrompe Graviano. L’ex boss in un’interrogatorio ha parlato di un presunto investimento di 20 miliardi fatto da suo nonno negli affari di Berlusconi. Non solo. “Madre Natura”, in alcune intercettazioni in carcere, cita di nuovo il Cav. Dice: «Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia», ovvero di compiere le stragi del ’93.
Cioè: secondo il boss era stato l’imprenditore a commissionare il tritolo.

 


 

Ma c’è un altro personaggio in questa storia. Ed è Salvatore Baiardo. Ex factotum di Graviano e del fratello, intervistato più di una volta da Giletti. È il 19 dicembre 2022. Baiardo profetizza l’imminente cattura di Matteo Messina Denaro. Era davvero al corrente di cose? O si è trattato soltanto di una inconsapevole botta di culo? Vallo a sapere. L’ex gelataio comunque incastona l’ipotetico arresto di Messina Denaro (avvenuto poi effettivamente da lì a poco) all’interno di una trattativa per ammorbidire l’ergastolo ostativo. Circostanza che, invece, non si è verificata.

PARTE LESA - Ma Baiardo aveva pronta un’altra bomba (metaforica, eh). Aveva detto a Giletti di essere in possesso di una foto, risalente agli anni Novanta, che ritraeva Graviano e Berlusconi insieme. Poi dopo ha negato di averla. Nel frattempo la direzione de La7 ha deciso di chiudere anzitempo la trasmissione. Conclusione: Giletti in tutta questa vicenda sarebbe la vittima. Sia perché ha smesso (temporaneamente) di lavorare in tv. Sia perché ha vissuto sotto scorta proprio per le minacce ricevute da uno dei Graviano. Non Giuseppe (quello che l’ha querelato per diffamazione), ma il fratello Filippo. Invece qui si ribalta la situazione. E il giornalista si ritrova indagato. Lui. 

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