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Antonio Ricci smaschera la sinistra: "Quando Repubblica ha iniziato a odiare"

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C'è un momento preciso in cui Repubblica e la sinistra hanno iniziato a odiare: Antonio Ricci, il Drive In, Striscia la notizia, ovviamente Silvio Berlusconi. Il regista e fondatore di Striscia, l'intoccabile "lupo solitario" di Mediaset di nuovo alla ribalta per i clamorosi fuorionda con cui di fatto ha accelerato, se non direttamente causato, la rottura sentimentale tra la premier Giorgia Meloni e Andrea Giambruno, la chiama "teoria di Onna". 

A colloquio con il Foglio, il papà del Gabibbo, ricorda con un misto di orgoglio e amarezza per quel che è stato dopo come a Drive in, il programma cult degli Anni 80 che ha di fatto imposto le reti Fininvest come l'avanguardia televisiva italiana, "mescolavamo alto e basso in senso gramsciano. Una redazione di vignettisti come Staino o Ellekappa, tutti vicini al Pci o alla sinistra libertaria, monologhi anche di Enrico Vaime, una fucina di idee nuove". Un prodotto di "sinistra", nuova e di rottura, senza paura di apparire trasgressiva. 

 

 

La sinistra attuale, però, considera proprio Drive In "un incubatore del berlusconismo, la start-up della discesa in campo, l’epitome del degrado morale e tutte quelle così lì. Secondo me - spiega Ricci - tutto inizia col discorso di Berlusconi a Onna nel 2009, quello sul 25 aprile. Un discorso da statista". Lì, suggerisce, nel momento del richiamo alla pacificazione nazionale. "c’è un salto dell’antiberlusconismo che diventa astio puro. Bisogna dimostrare che tutto l’immaginario di Berlusconi è malvagio, che siamo stati plagiati dalla sua tv".

 

 

Secondo elemento di svolta: "Nel 2009 nasce il Fatto Quotidiano. Dopo Onna, a Repubblica sapevano che a settembre sarebbe arrivato Il Fatto. E che li avrebbero scavalcati a sinistra, picchiando duro sull’antiberlusconismo. Bisognava correre ai ripari. Altro che pacificazione nazionale. Repubblica poi è riuscita a farci credere che De Benedetti è un compagno, questa sì che è potenza dell’immaginario".

 

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