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Unwanted, la serie sui migranti di Sky: una nave stipata di luoghi comuni

Daniele Priori
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Unwanted. Indesiderati. È questo il titolo con cui Sky offre all’Italia la sua lezione buonista sui migranti. Lo fa attraverso una mega-produzione seriale che dal 3 novembre sarà disponibile sui televisori e in streaming per tutti gli abbonati alla piattaforma multimediale. Presentata lunedì alla presenza di parte del cast, Unwanted-Ostaggi del mare, vede come protagonista Marco Bocci nel ruolo del capitano Arrigo Benedetti Valentini, spirito tormentato e insicuro, sempre all’incrocio tra l’ambizione e il fallimento che, nel bel mezzo del viaggio turistico, trasformatosi inaspettatamente in un’epopea, si trova di fronte alla scena del naufragio di un barcone di immigrati. Questa, ovviamente, è l’origine della storia. Ventotto sono i superstiti salvati dalla guardia costiera e messi a bordo della lussuosissima nave da crociera Orizzonte all’interno della quale si dipanerà la trama, ricca di colpi di scena, nel corso degli otto episodi tutti diretti da Oliver Hirschbiegel, regista tedesco divenuto celebre in tutto il mondo grazie a titoli come La caduta-Gli ultimi giorni di Hitler.

All’anteprima romana è stato mostrato il primo episodio, nel quale è raccontato l’antefatto e da cui emergono subito i caratteri dei protagonisti principali: i migranti ma soprattutto il dissidio interiore e lo scontro tra fazioni su posizioni per lo più preconcette, da un parte e dall’altra della barricata, provocate dalla conoscenza delle storie al limite di questi giovani naufraghi che, improvvisamente, vengono sbattute in faccia ai croceristi in attesa dell’ennesima serata di gala, non certo del salvataggio in extremis di una trentina di poveri cristi con annesse e connesse considerazioni su quelli che, agli occhi dei ricchi occidentali, per lo più italiani, vengono considerati quasi marziani. Loro e le loro ferite originate dalle torture subite nei campi libici.

 

 

Una storia, liberamente ispirata dal libro Bilal del giornalista Fabrizio Gatti, del tutto simile a quella appena narrata al cinema da Matteo Garrone. Con la differenza che nel capolavoro cinematografico del regista italiano che sogna il Premio Oscar, il punto di vista occidentale (e la morale da tre soldi che ne consegue) non c’è.

Nell’opera di Sky, invece, sì. Perché l’obiettivo è puntato proprio sull’oggetto del desiderio, o meglio il luogo che i migranti vogliono raggiungere a tutti i costi: l’Italia. Di cui però intercetteranno solo una nave che, loro malgrado, ha come missione iniziale, appena dopo il salvataggio, quella di portare i migranti nel primo “porto sicuro” che nel loro caso sarà Tunisi.
Esattamente là dove i naufraghi non vogliono tornare.

STORIE INTRECCIATE - Le storie si intrecciano quindi tra loro, nonostante le volontà ferme della compagnia e dello staff della crociera, di tenere separatissimi i due sogni: quello dei croceristi di vivere la loro vacanza lontana dalla realtà e quello dei migranti. Il primo a rompere gli equilibri è un giovane albino, quindi praticamente un nero bianco, 14enne di nome Elvis (Samuel Kalambay) che riesce a eludere tutti i controlli. E, ovviamente, giusto per non far mancare nulla al repertorio dei buoni contro i cattivi, il ragazzino secondo uno dei manager della compagnia porterebbe pure sfortuna. Mentre il comandante buono, Marco Bocci, prova a dire a tutti, addirittura aprendo la serata di gala, esattamente il contrario, cioè che salvare persone in mare porterà in realtà fortuna al viaggio. Tutto da dimostrare.

 

 

Trai buoni, oltre al comandante, c’è una coppia radical chic, nella quale il marito è Francesco Acquaroli, nientemeno che il Samurai di Suburra-La serie che finirà col baciare in bocca una delle giovani ragazze africane. Opposti a una coppia di meridionali un po’ cafoni: con lei (Denise Capezza) svampitella in cerca di una gravidanza che si appassiona ai destini dei più piccoli tra i naufraghi, mentre lui (Marco Palvetti) vuole fare il carabiniere fino in fondo. I due sono di Caserta e il militare, con marcato accento campano, accusa i migranti di voler andare a casa degli altri senza essere stati invitati.

A proposito di duri, a fianco a Bocci c’è la comandante in seconda, la bravissima attrice tedesca Edith (Jessica Schwarz) gelosa del ruolo del suo superiore e, a suo dire, discriminata solo perché donna. Per questo vuole dimostrare a tutti i costi di avere più fegato del comandante uomo immigrazionista. Nel repertorio dei buoni sentimenti firmato da Stefano Bises, regna, come si sarà capito, un ultrapolitically correct spinto, ma al tempo stesso duramente messo alla prova dagli imprevisti della vita. E allora, secondo voi, oltre alla tresca etero black&white potrebbe mancare il corrispettivo lgbt+? Certo che no, infatti c’è. Protagonisti il giovane cameriere Jurgen (Jonathan Berlino), poco più ventenne, che si innamora del liberiano Daniel (Jason Derek Prempeh) entrambi segretamente gay. E chissà dove finirà la nave da crociera, della quale i poveri migranti, d’un tratto, prendono violentemente il comando, mentre gli occidentali continuano a chiedersi “che fare”. Almeno in questo la fotografia è reale. Tutto il resto è fiction con molta (troppa) ideologia.

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