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Pier Silvio Berlusconi, "l'errore della Rai". Parole pesanti: "Ci siamo fermati prima"

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La Rai in crisi di ascolti? Secondo Pier Silvio Berlusconi, ad di Mediaset, non è questione di colore della governance (come invece fa comodo sostenere alle opposizioni, che da mesi parlano di TeleMeloni) ma di natura stessa della tv pubblica. 

In un colloquio con il Corriere della Sera, il secondogenito di Silvio Berlusconi riflette sulla situazione generale della televisione italiana, partendo appunto dalla Rai. "Si è un po' involuta, deve tornare a fare servizio pubblico". "Non mi permetto di dare giudizi. Noi stiamo crescendo di ascolto da diverse stagioni, abbiamo cambiato passo dal 2020 dopo l'emergenza Covid - sottolinea con orgoglio -. E contemporaneamente la Rai si è dimenticata che prima di tutto 'la Rai è la Rai', il che significa istituzione e servizio pubblico. Invece appena c'è un leggero calo di ascolti la sua risposta è aumentare il comportamento da tv commerciale, nella speranza di ottenere qualche decimale di share che poi non sempre arriva; una condotta autolesionista che alla lunga fa male a tutto il sistema televisivo".

 

"Una Rai ricca e potente (di idee e di prodotto) per noi è stata un grande concorrente - prosegue nel suo ragionamento Pier Silvio -, ma è servita a tenere alto il benchmark, perché la Rai è la guida del sistema editoriale italiano. Se invece si comporta da broadcaster commerciale questo ruolo istituzionale viene meno". Come detto, però, sarebbe sbagliato mettere sulla graticola chi comanda oggi, come il direttore generale Giampaolo Rossi, uomo di fiducia della premier Giorgia Meloni che proprio per questo motivo è stato sottoposto a un fuoco di fila dalla stampa più vicina alla sinistra. La colpa del calo di ascolti, nota ancora Berlusconi, non è "dei nuovi vertici Rai, arrivati da pochi mesi; gli errori piuttosto vengono da lontano".

 

C'è anche un'altra questione di fondo: lo slittamento dei palinsesti sempre più a tarda ora. Il segreto del successo di Mediaset, confida l'ad, è stato "puntare su fiction e informazione, sull'innovazione di una 'nuova' seconda serata grazie al rispetto degli orari di partenza della prima serata. Da tempo tutti i prodotti più importanti e costosi si accendono quasi alle 10 di sera e l'allungamento dell'access prime time rischia di essere un autogol per tutti. È una questione partita tempo fa per la competizione tra Striscia la notizia e Affari tuoi" ma "noi ora abbiamo deciso di fermarci prima dando il buon esempio e facendo la prima mossa, pur rischiando qualche decimale di ascolto in prime time".

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