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Ciao Darwin, Bonolis sotto attacco: "Simbolo del patriarcato"

Giovanni Sallusti
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Eccolo lì, il patriarcato in prima serata, lo scempio sul corpo della donna che esonda dallo schermo e assale il telespettatore. No, non ci riferiamo a quei (pochi) programmi che mandano ancora in onda l’orrore andato in scena nei kibbutz israeliani, le donne rapite, insanguinate, seviziate: sono immagini démodé, rovinano il weekend. Non è nemmeno andato in onda su qualche rete un reportage sulle donne iraniane che pagano con la vita la volontà di scoprirsi il volto. No, il patriarcato si annida lì, tra le lucidi Cologno Monzese, il venerdì sera su Canale 5. I suoi (cattivi) maestri non sono l’ayatollah Khamenei e i Taliban afghani, ma ben più pericolosamente Paolo Bonolis e Luca Laurenti. Sì, stiamo parlando del patriarcato di Ciao Darwin.

O meglio, ne hanno parlato Repubblica e Avvenire, montando uno scandalo trasversale sullo “sconcertante” e inaccettabile “ritorno dell’assurdo”, appunto il programma di Bonolis. Non rendendosi peraltro nemmeno conto di rendergli così omaggio, volendo Ciao Darwin essere una rappresentazione dell’assurdo della commedia umana (riuscita o no, è ovviamente oggetto d’opinione). Quelle di Andrea Fagioli per il giornale dei vescovi e di Antonio Dipollina per la testata dei sacerdoti del laicismo (curiosa coincidentia oppositorum) non erano opinioni, erano tirate moralistiche da Strapaese postmoderno, compitini da Inquisizione politicamente corretta, avrebbero potuto essere firmate dal direttivo di Non una di meno. Dipollina sermoneggia sul “format senza vergogna” (ma chi decide i canoni vergognosi, lui e qualche altro mullah del perbenismo catodico riuniti in seduta permanente?) che prevede “un tripudio di carni esposte e ostentate, maschili e femminili”, ma è chiaro che sul banco degli imputati c’è anzitutto lei, la poco vestita e molto poco respingente alla vista Madre Natura, al secolo la modella russa Aleksandra Korotkaia.

 

 

 

IL SEGNALE

Questa cosa che su un canale della tivù commerciale possono aggirarsi signorine non intabbarrate nel burqa integrale e perfino dotate di sex appeal è intollerabile, un chiaro sintomo di oppressione patriarcale, e meno male che c’è Repubblica a denunciarlo, quei sessisti dei redattori di Libero erano ancora lì incollati allo schermo. Ma il critico di Avvenire è ancora più indignato. Anzitutto per la citazione evangelica nel sottotitolo, “Giovanni 8.7”, che poi è il famoso versetto “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Non sappiamo se ad Avvenire avrebbero preferito una sura del Corano, a noi è parso un rimando innocuo, che peraltro ha permesso a Bonolis di iniziare il suo monologo con un’ironica verità (“Italiani, scagliatori di prime pietre!”). Ma il punto non è questo, il punto è la domanda che tormenta il collega Fagioli, evidentemente un maschio sano in empatia con le grandi battaglie del femminismo contemporaneo: «Continuiamo a chiederci perché piaccia così tanto (4 milioni di telespettatori anche per questo ritorno) e perché le donne soprattutto non si ribellino a come Ciao Darwin le rappresenta».

 

 

 

Non vengono specificati i dettagli di questa pessima rappresentazione, immaginiamo s’intenda donne padrone del proprio corpo, padrone anche eventualmente di mostrarlo e senza chiedere preventivamente la quantità di centimetri concessi all’ayatollah Fagioli, padrone persino di essere trash come un uomo (certo che il trash è una chiave di Ciao Darwin, ma esiste un antidoto formidabile, si chiama telecomando). Donne, in sintesi, che non rispettano i canoni del talebanesimo femminista dominante, e che per questo meritano la scomunica, non solo degli organi della sinistra Woke e riflessiva, perfino del quotidiano della Cei.

 

LE PRIORITÀ

Bigottismi vecchi e nuovi, sacri e profani si fondono nella Crociata contro «ammiccamenti, allusioni e volgarità sempre in agguato», contro il luogo d’elezione del patriarcato contemporaneo, la vera fucina della discrimazione e della violenza: lo studio di Bonolis e Laurenti. Poi, dopo, con calma, quando avremo finalmente sconfitto gli ammiccamenti sconvenienti e le battute col doppio senso, potremo dedicarci al velo integrale, alle infibulazioni, ai matrimoni forzati per le minorenni, alla sharia di fatto nei quartieri delle città europee. Ma insomma si proceda per priorità: anzitutto si metta il burqa a Madre Natura! 

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