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Sanremo 2024, la lezione di Vasco Rossi: meglio arrivare ultimi...

Fabrizio Biasin
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E, niente, parte il carrozzone. E sul carrozzone ci sono 30 artisti, anzi di più se consideriamo gruppi, coppie, compiette, imbucati e improvvisati vari. Ieri in giornata abbiamo assistito di buon grado alle prove generali dei prescelti e la verità è che tanti dei giudizi dati al primo ascolto, dal vivo, cambiano assai, al punto che “quella che ti piaceva” ora dici “boh, mah, chissà” e quella che ti aveva fatto ribrezzo adesso “beh, alla fine non è proprio da buttare nell’indifferenziata”. A prescindere, carissimi fanatici del Festival, è bene che sappiate una cosa: tendenzialmente è più facile che un artista faccia strada nel “mondo reale” passando dall’ultimo posto piuttosto che dal primo. Lo dice la storia. Cioè, forse stiamo esagerando, ma neanche troppo. Leggete qua.

Nel lontanissimo 1951 tre soli interpreti cantano tutti e 20 i pezzi in gara. In ordine sparso: Achille Togliani, il Duo Fasano e Nilla Pizzi. La mitica Nilla vince con la leggendaria Grazie dei fior, ma si piazza contemporaneamente ultima con Tutto è finito. Ve la ricordate? Neanche noi. Nel 1968 Baudo fa il suo esordio in conduzione, trionfa Sergio Endrigo (Canzone per te) davanti alla Vanoni (Casa bianca) e a Celentano (Canzone). Sapete chi arriva in fondo all’ambaradan? Orietta Berti con Tu che non sorridi più. Ve la ricordate? Neanche noi (e due). Eppure 56 anni dopo Oriettona va ancora di moda, altro che rapper con la data di scadenza.  Se nel 1970 un certo Claudio Villa arriva ultimo con la bellissima Serenata (trionfo per Celentano-Mori e Chi non lavora non fa l’amore), nel 1983 succede di tutto: Amedeo Minghi annega sul fondo della graduatoria con un capolavoro (1950), penultimo ci arriva tale Vasco Rossi con Vita spericolata, altra pietra miliare della nostra musica. Il 1985 è l’anno di Zucchero, penultimo con Donne (tu du du, in cerca di guai). L’Ariston non apprezza, le radio sì e Sugar, fin lì praticamente sconosciuto, diventa star. 

 

 

Altri “celebri” flop? Nel 1995 un monumento della canzone tricolore come Patty Pravo tocca il fondo con I giorni dell’armonia (ve la ricordate? Neanche noi. E tre), vendicata nel 1997 dal Premio della Critica a E dimmi che non vuoi morire scritta da - pensa te - Vasco Rossi insieme a Gaetano Curreri. Il 1997 è anche l’anno dell’ottima Loredana Bertè (in gara questa sera) con Luna, ultimissima nonostante la dedica alla sorella Mia Martini, scomparsa nel 1995.
E veniamo ai Duemila. Nel 2003 la “zingara” Iva Zanicchi, già pluri-vincitrice del Festival, chiude la graduatoria con Fossi un tango, mentre nel 2005 i giovanissimi Negramaro (pure loro in gara stasera e tra i papabili per i primi cinque posti) presentano Mentre tutto scorre. Ebbene, non accedono nemmeno alla fase finale. L’ultimo “ultimo” di successo? Beh, come non ricordare il mitico Tannai: nel 2022 festeggia il suo fallimento con Sesso occasionale e da quel momento scala ogni genere di classifica fino a diventare uno degli artisti più apprezzati da Aosta ad Agrigento. Morale: se proprio non potete vincere, puntate serenamente all’ultimo posto. 

 

 

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