"Baudo è uno dei grandi pionieri della televisione. Lui, Mike, Corrado e Vianello sono le persone che hanno dato forma e misura a un territorio che era sconosciuto da parte di chi lo avrebbe visto, ma soprattutto da parte di chi lo avrebbe costruito e calcato, perché la televisione era un mezzo nuovo e totalmente inesplorato, a cui nessuno — né gli spettatori né i primi conduttori — era abituato": Paolo Bonolis lo ha detto al Corriere della Sera a proposito del conduttore simbolo della tv italiana, scomparso sabato 16 agosto a 89 anni.
Il presentatore Mediaset, uno dei pochi che Baudo non ha scoperto, a metà anni Novanta ha lavorato proprio insieme a Pippo nel programma Luna Park. Di quel periodo Bonolis ha ricordato "il divertimento reciproco, pur essendo diversi: io sempre attratto dall’ironia, lui invece uomo tutto d’un pezzo. Eppure era una persona che sapeva ridere e accettava il fatto che lo prendessi in giro: rosicava, ma non si arrabbiava per non darlo a vedere. Era un gioco tra di noi: io ero il ragazzino di bottega, lui il grande maestro che mi piaceva stuzzicare".
Una volta, però, si arrabbiò. "Per il promo dei 'Cervelloni' - ha raccontato Bonolis - lo lanciavo come il primo varietà di Rai1 senza Pippo Baudo. E questa cosa un po’ lo fece arrabbiare perché lui all’epoca conduceva praticamente tutto". Il conduttore, comunque, ha ammesso di aver punzecchiato spesso Baudo: "Una volta anche a Scommettiamo che? da Fabrizio Frizzi. Baudo si è messo al pianoforte mentre io avevo le cuffie insonorizzate: dovevo capire cosa stesse suonando dal movimento delle dita. Quando tolsi le cuffie la buttai lì: hai suonato 'Donna Rosa', sempre quella suoni. Lui rise. Altri tempi. Ci si poteva divertire in una televisione che non aveva ancora quei rigori di affettazione che la legano oggi. Era un uomo educatissimo, di cultura siciliana, quasi austero: faceva un certo effetto vedere una leggerezza così ben vissuta in un uomo così rigoroso".