Lunedì sera torna in prima serata su RaiTre Lo Stato delle cose ma ad aprire la prima puntata del programma che dallo scorso anno ha segnato il ritorno in Rai di Massimo Giletti non sarà l’ex conduttore de L’arena bensì Michele Santoro. Un volto simbolo della vecchia TeleKabul cui Giletti, quanto mai calato nel suo ruolo di spirito della contraddizione, è pronto a restituire un microfono Rai in pianta stabile.
L’obiettivo cui aspira il giornalista torinese è quello di trasformare la collaborazione dell’ex conduttore di Annozero in un appuntamento fisso. Un obiettivo che Giletti ritiene possibile. «Per me questo è un passo importante» ha detto. «È la dimostrazione che questa azienda è aperta ai contributi di tutti, perché non credo che Santoro sia un fan di Meloni. Anche chi la pensa diversamente deve avere spazio in una tv pubblica. Io voglio ascoltare l’opinione di tutti e spero di riuscirci. Sono contrario alle linee guida».
Giletti riparte non senza sottolineare che anche Lo Stato delle cose avrà ben sette puntate in meno «un’enormità». Per «ricucucire un po’ - ha quindi rivelato - sto pensando a degli speciali». Di una cosa, però, Giletti è certo: «Creeremo problemi e faremo rumore». Obiettivo mantenere la televisione al centro del villaggio. E questo è ancora possibile, andando a fondo delle storie, non speculando una tantum sulle storie ma seguendole. Ed ecco che allora Massimo rievoca le sorelle Napoli di Mezzojuso in Sicilia. «Ho fatto le puntate dalla piazza con i carabinieri appostati sui tetti». Quelli erano i tempi di La7 dove- entrando un po’ a gamba tesa sull’attualità - Giletti ha ricordato di essere riuscito, lui, a portare in tv la Meloni. Cosa che invece non gli è ancora riuscito in questa nuova esperienza Rai. «L’abbiamo invitata ma giustamente lei fa delle scelte. Quando sei presidente del consiglio ci sta che fai delle scelte. Noi siamo stati vivi anche senza di lei - scherza - mi piacerebbe certo averla. Ma non ho avuto né Meloni né Schlein: le donne al potere.. Evidentemente il mio fascino è decaduto» chiosa ironico il conduttore che, però, a 63 anni ha ancora assolutamente voglia di fare programmi televisivi e di farli nel suo stile fatti di viaggi, appostamenti, «stando in mezzo alla gente».
Paolo Corsini, il direttore degli Approfondimenti Rai lo lusinga: «Giletti è un narratore civile della contemporaneità, unisce rigore e dimensione civile. Questo è un format che è contemporaneo, un'arena di confronto, inchieste, faccia e faccia. Lo stile è appassionato e l’ obiettivo non è solo dare voce ai fatti ma fare emergere le emozioni del paese, cercare di restituire il più possibile l'Italia con tutte le sue contraddizioni. Cerchiamo sempre la verità e Massimo in questo è qualcosa in più di un semplice conduttore». Ospiti della prima puntata saranno Maria Elena Boschi e Roberto Vannacci. Poi spazio al delitto di Garlasco. Giletti ha raccontato che, poche ore prima del suo arresto, Flavius Savu, il latitante romeno fermato in Svizzera, stava per fargli importanti rivelazioni su quanto avveniva nel santuario. «Avremo anche un’inchiesta molto forte» ha detto ancora. «Non posso rivelare i dettagli perché siamo in fase di chiusura, ma credo che farà molto discutere. In Sicilia ho scoperto insieme al deputato regionale Ismaele La Vardera, con cui ho lavorato tutta questa estate, una vicenda che riguarda infiltrazioni mafiose nella gestione del demanio dello stato. Farò uscire cose che creeranno un po' di pasticci».
Ai numeri e agli ascolti sembra essere interessato il giusto, anche se nel finale lancia un’altra frecciatina rispetto al calo degli ultimi mesi:«RaiTre non può spegnere la tv d’estate affidandosi solo alle repliche». Corsini frattanto lo coccola ancora garantendo che Lo Stato delle cose nel tempo sia cresciuto molto «e credo abbia ancora margini di miglioramento».