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Brigitte Bardot, da "bambolina" di scena a interprete brava davvero

Fu Roger Vadim che convinse il papà a permetterle di recitare. L’esplosione nel '56, a 22 anni, col film che in patria si intitolava "E Dio creò la donna": priva di inibizioni, mangia uomini, insofferente alle regole. Proprio come lei
di Giorgio Carbonelunedì 29 dicembre 2025
Brigitte Bardot, da "bambolina" di scena a interprete brava davvero

3' di lettura

La carriera di Brigitte Bardot è durata circa venticinque anni ed è stata tutto sommato una carriera senza crisi, senza intoppi, una galoppata quasi sempre gioiosa. Iniziata con piccole parti di rodaggio, proseguita per più di due lustri sull’onda di successi mai discussi, conclusa senza drammi all’approssimarsi della quarantina, l’età in cui ogni sex symbol deve necessariamente abbassare bandiera.

La bella avventura (perché fu bella: BB fu forse l’unica diva francese a non dover pagar pegno transitando nei letti dei potenti) comincia nel 1951. Allora Brigitte ha diciassette anni e un’attività del tutto disimpegnata come modella e indossatrice. Non deve lavorare per vivere. Il padre è un ricco industriale parigino, che per la figlia ha programmato un avvenire di bella moglie di rappresentanza di un suo pari. Ma il cinema bussa alla sua porta. Chi la vuole è un regista di un certo nome, Marc Allegret, che aveva notato la ragazza proprio in un servizio fotografico. E siccome il padre sembra un osso duro, manda in avanscoperta un suo aiuto un giovane di origine russa, Roger Vadim, noto per fascino e simpatia. Vadim rassicura il babbo: tranquillo, con me Brigitte è in buone mani. Mantiene le promesse, infatti la sposa e l’avvia alla carriera.

Per qualche anno Brigitte acquista confidenza con lo schermo comparendo anche accanto a partner prestigiosi (Dirk Bogarde in Il dottore in alto mare, Alberto Sordi in Mio figlio Nerone, Gerard Philipe in Grandi manovre). In effetti non le viene chiesto molto: solo di ammiccare col suo musetto da pechinese, con quegli occhi da cerbiatta, di ostentare le sue belle gambe affusolate. Il suo petto, che nei nudi frontali rimarrà sempre, anche nei successivi vent’anni, uno spettacolo riservato al solo pubblico francese, per qualche tempo non verrà esibito.

Esploderà solo nel 1956: prima di quell’anno, BB è solo una procace divetta (Miss spogliarello, Mademoiselle Pigalle), ma in Piace a troppi diventa mito. E a edificare il suo monumento è proprio Roger Vadim, divenuto regista di successo. Nel fllm, che nell’originale francese s’intitola suggestivamente Et dieu créa la femme (cioè “E Dio creò la donna”), c’è già tutto il personaggio Bardot. La ragazza priva di ogni inibizione, divoratrice di uomini (nella pellicola si giostra un giovane inesperto, un Don Giovanni da spiaggia, un maturo seduttore), del tutto indifferente alle regole. Un personaggio che presto viene identificato colla Brigitte privata. «Cette p...» la definiscono tante sue colleghe, che si sono scoperte improvvisamente sopravanzate. E nessuna delle colleghe ricorda che per arrivare in cinema han dovuto giacere con ministri, produttori, magnati, banchieri, nessuno dei quali famoso per la sua avvenenza.

Brigitte invece, fino a quel momento, ha avuto solo Vadim. Poi da Vadim ha divorziato e sì, da quel momento s’è mossa nella vita come un’ape regina. Per i successivi dieci anni si porterà a letto pressoché ogni suo partner cinematografico (tutti giovani e belli, su questo non transige). Jean Louis Trintignant (Piace a troppi), Stephen Boyd (Gli amanti del chiaro di luna), Jacques Charrier di Babette va alla guerra (Charrier lo sposerà, l’ultimo suo tentativo di fare come voleva papà, e nel 1960 ci fece pure un figliolo, Nicolas-Jacques, con cui però i rapporti non furono mai facili), e poi Henri Vidal (Sexy girl e La parigina), Samy Frey (La verità).

Nessuno si domanda se sia brava, perché non ha bisogno di esserlo. Ma incidentalmente, di film in film, diventa brava davvero. Almeno se lo glielo chiede un regista di rango. Come Jean-Luc Godard (Il disprezzo), Henri-Georges Clouzot (La verità), Claude Autant-Lara (La ragazza del peccato).

Negli anni Sessanta, la carriera di BB acquista un respiro internazionale. Le grandi produzioni la chiamano per dare lustro e prestigio ai loro cast (Shalako, Tre passi nel delirio, Viva Maria). In Francia è sempre la numero uno, ma i suoi film sono ormai “con” la Bardot, e non più “di” BB. Nei Settanta, poi, Vadim (sempre rimasto accanto a lei in ogni circostanza) cerca di ridare lustro al suo mito con Una donna come me L’operazione non è del tutto riuscita, ma l’idea di partenza è senz’altro azzeccata: il titolo originale è Si Don Juan etait une femme (“Se Don Giovanni fosse stato donna”). Ecco, sarebbe stato come lei. Privo di qualsiasi remora, del tutto indifferente all’idea di sprofondare nell’inferno.