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CartaBianca, rissa Orsini-Cuperlo? Berlinguer disperata, la frase intercettata dai microfoni aperti

Claudio Brigliadori
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Tuoni fulmini e... ceffoni. Duole ripetersi e dedicare questa rubrica ancora ad Alessandro Orsini, ma il professore è indubitabilmente il fenomeno televisivo di questa bislacca, tormentatissima stagione di talk. Talmente fenomeno da riuscire a far alterare, negli studi di CartaBianca su Rai3, anche il Torero Camomillo Gianni Cuperlo, tanto colto quanto soporifero.

 

 

 

La flemma proverbiale dell'esponente del Pd è andata a farsi benedire quando a pochi metri di distanza si è ritrovato Orsini, il Matador anti-Usa, che pochi minuti prima aveva auspicato la nascita di un partito, alle prossime elezioni politiche, che tra i suoi slogan avesse «No alla Finlandia nella Nato». Così, de botto, senza (molto senso). Bianca Berlinguer si è ritrovata un po' per caso un po' no a chiudere l'anno proprio con la più imprevedibile delle risse. E per poco, forse solo per questioni di chiusura di trasmissione, non si è arrivati alla mitologica scena del professor Contri che abbandona la diretta perché svillaneggiato da un compiaciutissimo Andrea Scanzi.

Cuperlo-Orsini, Berlinguer disperata: guarda qui il video di CartaBianca

«Lei da mesi sta parlando contro la Nato, ma parli un po' anche della invasione e della distruzione di un Paese sovrano!», incalza Cuperlo, con gli occhi celesti fiammeggianti sana indignazione. «Devo chiudere...», si intromette la Berlinguer intuendo che la miccia è stata appena accesa. Orsini risponde, le voci si accavallano. Dai microfoni si intuiscono nitide solo queste parole: «Al suo partito li ho dati i ceffoni, al suo segretario, al suo partito che si sta comportando in maniera inqualificabile. Parlo come voglio!». Cuperlo lo guarda stranito: «Ceffoni? Ma che ceffoni?».

 

 

 

E Orsini sfodera il suo grande cavallo di battaglia: l'intellettuale che non ha paura di niente e di nessuno. «Lei mi ha chiamato vittima? Io le sto dimostrando che non lo sono affatto». Gianni sfodera il libretto rosso: «Vittima? Lei non lo è affatto! Antonio Gramsci è stata una vittima!». Gran finale, in senso letterale, con la Berlinguer stravolta che implora: «Per favore! Per favore! Professore, professore!». Già.

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