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Netflix, piattaforma piatta: perché sembra la Rai...

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Francesca D'Angelo
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Netflix sta diventando la nuova Rai. E questo è un grosso, grossissimo problema, che si aggiunge alle altre mille rogne della piattaforma. Riepilogando velocemente: Netflix ha chiuso un primo trimestre 2022 sotto le aspettative, ha perso qualcosa come 200mila abbonati, le tocca aprirsi alla pubblicità e sta pure tagliando dipendenti a destra e a manca (-300 è l'ultima sforbiciata). Insomma, un macello. A tutto questo si aggiunge una difficoltà squisitamente italiana: il bipolarismo editoriale della Netflix tricolore. Qui da noi, infatti, l'offerta del colosso streaming ha due volti letteralmente opposti: i titoli stranieri sono, diciamocelo, ancora buoni. Si veda il caso Squid Game, ma pure la versione coreana de La casa di carta o la quarta stagione di Stranger things, il cui finale è atteso il 1 luglio. Parliamo di storie cult che, nella maggior parte dei casi, non sono adattamenti di qualcosa di già esistente ma riescono a volare alto con la fantasia, immaginando nuovi mondi che ci inchiodano al divano. 

 

POCO ORIGINALI Ci si aspetterebbe dunque un'analoga lineup per gli originals italiani (termine netflixiano che sta per "produzioni pensate appositamente per Netflix"), invece ecco che qui scatta il bipolarismo: da Squid Game si passa a Nero a metà. Esatto, la fiction di Rai Uno, che ora è entrata nel catalogo di Netflix. Già, perché gli originals italiani che sono riusciti a conquistarsi la Top10 delle serie tv più viste su Netflix sono per la maggior parte fiction prese dalla Rai. Oltre a Nero a metà, stanno spopolando il teen drama carcerario Mare Fuori e la serie Blanca, con Maria Chiara Gainnetta nei panni di una consulente cieca della polizia. Ora, va bene tutto, ma Netflix non può diventare la succursale di Viale Mazzini: non era forse nata per regalarci un'altra tv? Ebbene, che fine ha fatto quella promessa? D'altronde il punto sta tutto qui: le fiction Rai vanno benissimo su Netflix perché l'alternativa è persino peggiore. Di recente la piattaforma ha inanellato un flop dietro l'altro, con la sola eccezione del fenomeno Summertime. Citiamo in ordine sparso: la serie Luna Park, con protagoniste una giovane giostraia e una ragazza di Roma? Chiusa dopo una sola stagione. La serie Zero, che inneggiava all'integrazione? È andata male, chiusa pure quella. La sperimentazione del fantasy con Luna nera? Naufragata alla prima inquadratura. E ancora: Guida astrologica per cuori infranti era una storia graziosa ma avevi l'impressione che fosse nata sulla piattaforma sbagliata. Per come era concepita, era da RaiUno. Il thriller Curon? Una summa di stereotipi spacciati per novità, che è stato accantonato al primo giro.
 

 

FILM AGGHIACCIANTI I film tv, poi, sono ancora più agghiaccianti, a cominciare dal banalissimo Love&gelato, uscito il 22 giugno. Insomma, siamo lontani dall'era Baby: quella sì che era una serie italiana dirompente, in grado di dividere, far riflettere, spiazzare. Si poteva anche non essere d'accordo con il messaggio veicolato ma almeno c'era una una prospettiva editoriale nuova. Ora quasi ci aspettiamo di vedere spuntare don Matteo... Netflix deve dunque ritrovare se stessa e, per farlo, si è affidata a Tinny Andreatta. Che viene.... dalla Rai. Lei è stata infatti il direttore di Rai Fiction fino a giugno 2020 e, tra l'altro, i vari Blanca, Nero a metà e Mare fuori sono farina del suo sacco. I tempi della produzione televisiva sono infatti lunghi ergo, anche se lei è andata via da tempo, i titoli Rai in onda sono ancora quelli approvati sotto la sua direzione. Ora bisognerà capire se Andreatta avrà davvero il coraggio di sterzare: in autunno arriveranno su Netflix i primi titoli della sua gestione. Vero è che peggio di così sarà difficile fare. Dateci tutto, ma non una Netflix che scimmiotta la Rai. 

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