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Non è l'Arena, il killer sconvolge Giletti: "Chi è per me Toto Riina"

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Una puntata sensazionale, quella di Non è l'arena in onda ieri sera, sabato 5 novembre. Una puntata speciale condotta da Massimo Giletti su La7 e tutta dedicata alla mafia. Tra i momenti più significativi, l'intervista faccia a faccia, in studio, a Gaspare Mutolo, il feroce killer di Cosa Nostra e fedelissimo di Totò Riina.

 

Ed è proprio quando parla del "capo dei capi" che Mutolo si spende in frasi che sconcertano Giletti così come tutto il pubblico a casa davanti alla televisione. "Io a Salvatore Riina lo ho conosciuto nel 1965-64, avevo già fatto tre anni di galera, ero uscito. Poi rientro per una rapina. Ero un po' ribelle e dalla sezione giovani mi portano in quelli grandi. Allora mi portano nella cella di questo Salvatore Riina, con cui c'era anche Rocco Semiglia, detto Testa di ferro, che mi conosceva da quando ero ragazzo. E dopo con Riina trovo un fascino... reciproco, nasce un rapporto veramente bello", ricorda.

 

"Ma cosa aveva di bello e speciale, Riina?", chiede Giletti. E Mutolo: "Aveva il carisma, non si arrabbiava mai. Non capivo, ma vedevo che molte persone più anziane di lui rischiavano per andare a salutarlo. E lui sempre tranquillo, pacifico. Stando sempre con lui si conosce veramente il suo carattere". Che carattere aveva? "Io ho trovato un carattere dolce, docile, saggio. Io ero birichino con lui, quando si giocava a dama lui perdeva con tutti e vinceva soltanto con me. Lo facevo apposta? Logico... non solo a dama, anche a carte. Era un uomo deciso ed è diventato feroce perché altri mafiosi intorno a lui erano feroci. Per me è stato come un padre", conclude Mutolo.

Non è l'arena, Mutolo su Totò Riina: qui il video

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