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Paolo Del Debbio davanti ai maranza: "Cazz*** ridete?", esplode lo studio

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Un trionfo di cappellini, tute in acetato, collanone d'oro e d'argento e vistosissime scarpe da ginnastica: lo studio di Dritto e rovescio, su Rete 4, viene invaso dai "maranza", i giovanissimi "padroni" delle periferie italiane, un popolo "urban" che vive tra rap, pacchianeria, slang e tentazioni criminali. 

Paolo Del Debbio, da buon "filosofo che gira per i mercati", si addentra in questo mondo sconosciuto ai telespettatori più stagionati. Uno degli ospiti si lamenta degli stereotipi in cui vengono inseriti: "La parola maranza non significa essere criminale. La parola maranza è cultura: avere il costume, la tuta, il borsellino. Essere criminali è tutta un'altra cosa, e mi dà molto fastidio".

 

 

 

"Essere cultura è un'espressione potente - lo interrompe Del Dubbio -, è una cultura dell'abbigliamento? Che significa?". "E' uno stile di vita che non prevede atti criminali", è la replica del ragazzo. In studio c'è anche il rapper Diego Willer, affrontato con grande franchezza dal direttore editoriale di Libero Daniele Capezzone: "Io sono per la libertà sempre, figurarsi. Sono contro ogni censura e ognuno può dire quello che vuole, da lei al generale Vannacci. Libero anche io di dire che quei testi mi fanno schifo per quello che rappresentano. Quando sento dire Fedez poliziotti figli di cani, oppure parlare di sparare, lama, ferro. Ma dove volete andare?". 

 

 

 

Quindi il colpo di genio di Del Debbio, che si para davanti ai suoi ospiti: "Se io volessi diventare maranza...". Il pubblico in studio esplode, il conduttore zittisce tutti: "Caz***o ridete?". E poi via, la parola passa agli stessi maranza per i consigli sul look al giornalista di Mediaset. "Le scarpe come me le devo comprare?", chiede Del Debbio tra l'ovazione generale. "Le Tn sono la cosa fondamentale. La tuta, di qualsiasi tipo di squadra. Una canottiera, il borsello tarocco, non originale". E andiamo a comandare.

 

 

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