Un consulente di parte deve rivelare pubblicamente il proprio ruolo, specialmente in televisione, per garantire trasparenza ed evitare conflitti d'interesse, anche se l'obbligo di farlo esplicitamente in ogni trasmissione non è sempre sancito per legge? La domanda la pone l’autrice Carlotta Barbi su X ed è legittima, soprattutto se ci riferiamo al caso Garlasco, ormai in prima linea nell’attenzione mediatica del nostro Paese. Ed è, in riferimento al generale Luciano Garofano, anche l’oggetto di discussione tra Massimo Giletti e l’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, all’interno dello studio de Lo Stato Delle Cose su Rai3.
Dice in sintesi Giletti: "A Storie italiane ho visto uno scontro durissimo tra l’avvocato De Rensis e il generale Garofano, ormai ex-consulente dei Sempio. Lei (De Rensis, ndr) è stato come suo solito un abile provocatore, perché ha posto il dubbio su Garofano, dicendo 'come fa il generale a non conoscere leggi e tempi in cui si possono ottenere determinati documenti e a non chiedersi se il documento sul DNA di Sempio sulle unghie di Chiara non fosse probabilmente secretato?'. La reazione di Garofano fu questa".
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Il conduttore lancia il video con lo spezzone di trasmissione in cui Garofano si difende: "Davo per scontato che quella documentazione fosse legittima e la mia buona fede sta nel fatto che io in questi passati giorni, cioè a maggio, ho scoperto per caso con l'avvocato Lovati che la consulenza non era stata depositata, anche rimanendo molto sorpreso; secondo, al fatto che quella consulenza volevano consegnarla e io ho detto no, il nucleo centrale di quella consulenza ancora vale, però c'è un incidente probatorio in corso".
Replica De Rensis: "Il 13 gennaio 2017 sappiamo che lei era già incaricato come consulente, ce lo ha detto lei. Lei per caso - è una domanda di cui non so la risposta - nel corso di una trasmissione di un'altra emittente è entrato nel merito della vicenda, ma non specificando che era già consulente di Andrea Sempio? È una domanda che le faccio, perché io ritengo, ma posso sbagliare, che se mi presento come avvocato, come genetista, come qualunque cosa, incaricato da un soggetto ed espongo una mia tesi, credo che io debba notiziare il pubblico che sono parte in causa, perché altrimenti sembro un opinionista terzo".
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Garofano risponde in modo incerto: "Le dico che non ricordo otto anni fa se ho partecipato a quale trasmissione e non avevo nessun dovere di dire se ero consulente o meno, adesso lei sta andando su un altro piano". De Rensis insiste: "Se l’avevano nominata, lo doveva dire". Garofano si stizzisce: "Sì, mi faccia parlare. Prego. Lei per difendersi è andato su un altro piano, completamente lontano da quella che è la discussione sul termine ingenuo. Io posso pensare di scegliere di dire quello che voglio".
Dopo aver mostrato il video, Giletti chiede conto all’inviata del programma, Ilenia Petracalvina, su cosa abbia fatto con il generale quando fu protagonista di questo episodio: "Abbiamo parlato a lungo con Garofano, in realtà il tema dell'ingenuità De Rensis lo spara nei confronti di Garofano, ma Garofano ha sempre dato il messaggio della buona fede e del fatto che lui sicuramente è stato un po' preso di sorpresa, non sapeva assolutamente...". Giletti aggiunge: "Io interpreto De Rensis, lui dice ‘non è che il generale Garofano è un consulente, tipo la dottoressa Baldi, cioè una tecnica. È un generale che conosce bene la zona amministrativa, le leggi, se puoi avere quel documento. Questo penso sia, altrimenti perché s'è infervorato? Perché s'è arrabbiato?".
De Rensis s’innervosisce, anche perché coglie il commento della Petracalvina che dice: "Ha fatto pure l'etimologia". L’avvocato ribatte: "Allora, sì, ho fatto anche l'etimologia dottoressa Petracalvina, perché tra le mie poche doti ho quelle di conoscere l'italiano. Io ritengo che se tu sei stato colui che ha diretto i RIS nella precedente indagine, se sei stato un generale dei carabinieri apprezzato, puoi, non devi, puoi… io ho usato il termine ‘avrebbe potuto dire’: ma questa indagine quando è iniziata? Dopo un mese abbiamo queste cose? Avrebbe po-tu-to, non do-vu-to. E ho spiegato a me stesso la differenza fra i due verbi. Ma questa è una mia interpretazione, mentre invece, e finisco, sono assolutamente convinto che quando si partecipa a una trasmissione e si esprimono opinioni, si deve dire se si è opinionisti o consulenti, perché cambia molto".
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— Carlotta Barbi autrice©️ ✍ (@CarlottaBarbi) November 10, 2025
Un consulente di parte deve rivelare pubblicamente il proprio ruolo, specialmente in televisione, per garantire trasparenza e evitare conflitti d'interesse, anche se l'obbligo di farlo esplicitamente in ogni trasmissione non è… pic.twitter.com/tPJD6osVYw




