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Le qualificazioni agli europei sono soltanto una rottura: giochiamo solo a giugno

Davide Locano
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Se c' è una pausa fastidiosa, scomoda, malsopportata tra le 5 che fermano lungo l' arco della stagione il campionato di calcio, è proprio quella in corso di svolgimento. Quella di primavera, che cade nel momento in cui tutte, grandi e piccole, tirano le somme di un' annata cercando di conseguire i rispettivi obiettivi: va da sè che anche per i tifosi è il momento più adrenalinico, le partite pesano, l' attesa per quella seguente scatta già al fischio finale di quella precedente. L' esatto opposto dell' inesistente aspettativa per la Nazionale, che nemmeno la nuova corsa a un nuovo Europeo rende un minimo attraente agli occhi dei calciofagi italiani, che - come è noto - si scaldano per Azzurra solo in occasione dei grandi tornei o nei momenti del disastro e del processo sommario, vedi Ventura e le l' esclusione dal Mondiale. LE FEDERAZIONI SONO 55 La formula e la logica del girone eliminatorio, poi, fa il resto: l' Uefa ha toccato quota 55 federazioni, negli anni '70 erano poco più di 30, lo spezzettamento ha fatto sì che composizione del gruppo e conseguente calendario facciano scendere ancora di più la catena: o qualcuno, partendo dall' attualità, vuole esaltarsi e fare un evento calcistico di due match interni contro Finlandia e Liechtenstein? E sintetizzando, dunque, è giusto fermare il campionato e le Coppe in questo preciso attimo della stagione, per giocare in casa contro Finlandia e Liechtenstein? La Uefa ha appena fatto sfoggio di volontà riformatrice (spinta ovviamente dai potenti) progettando una futura collocazione della Champions League nei weekend con dirottamento di giornate delle leghe nazionali nei giorni infrasettimanali: una scelta discutibile, che andrebbe a cambiare abitudini secolari, radicatissime. E allora, perché non cambiare anche la logica delle "feste comandate" della Nazionale, intese come gli appuntamenti delle qualificazioni europee e mondiali? Per esempio, eliminando le pause dedicate (salvando quella lunga post-natalizia), o almeno due di esse, perché anche quella di inizio settembre - dopo soli due turni di campionato - ha davvero poco senso. QUESTIONI DI DENARO Si potrebbe smaltire con anticipo il calendario dei club (facciamo entro il 20 maggio) e, negli anni dispari, raccogliere in un' unica soluzione, nell' arco di tre settimane o poco più circa, la disputa del "campionatino" che poi consente l' accesso al "campionatone" in programma l' estate seguente. Il programma del girone andrebbe certamente asciugato, togliendo per esempio la formula dell' andata e ritorno: gare secche, da giocare tutte in uno dei Paesi partecipanti, quattro o cinque partite in una botta sola e stop. Una quadra che, sicuramente, creerebbe tra l' altro più interesse e coinvolgimento rispetto allo spezzatino dilatato in un anno e passa. La pallavolo, per esempio, da tempo è organizzata in questa modalità, il torneo di qualificazione olimpica del basket idem. Certo, in un contesto di questo genere, c' è un notevole pro e contro per il c.t.: il pro, è avere tutti insieme per un lungo periodo senza che i club si lagnino e potere impostare anche un minimo di lavoro preparatorio; il contro, è ovviamente la minore frequenza degli appuntamenti azzurri. E su questo punto, salterebbero fuori le questioni di vil denaro: la televisione, gli sponsor, l' immagine, etcetera. Continuiamo così, allora, nel rispetto di chi paga? Va bene, d' accordo: allora vai col titolone sul mercato, sull' attesa per Juve-Ajax, su Icardi, l' Inter e via andare. Perché di queste partite, di questa Nazionale di Primavera - tristissimo ammetterlo - ai più non frega niente: e a qualcuno dà pure fastidio. di Davide Gondola

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