Doping, Di Rocco (Fci): "Il ciclismo paga perché cerca. Ma guardiamo avanti"

domenica 11 novembre 2012
Doping, Di Rocco (Fci): "Il ciclismo paga perché cerca. Ma guardiamo avanti"
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Roma, 7 nov. - (Adnkronos/Ign) - "Il doping? Il ciclismo paga perché cerca". Sono le parole di Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo, ospite dei 'Dibattiti Adnkronos'. "Il ciclismo ha voluto affrontare queste problematiche a viso aperto", dice il numero 1 della Fci. Lo scandalo che ha coinvolto lo statunitense Lance Armstrong ha acceso i riflettori su "un periodo nero, dobbiamo esserne consapevoli. Ma bisogna guardare avanti, non c'è crisi di vocazione a livello giovanile e, in particolare, femminile", dice Di Rocco. Dal doping alle combine. Parlando di Alexandre Vinokourov, il corridore accusato di avere 'comprato' la vittoria alla Liegi-Bastogne-Liegi del 2010 e ora oggetto di un'inchiesta dell'Unione ciclistica internazionale, Di Rocco mette nero su bianco: "Le combine a quei livelli sono trasgressioni assolute che vanno colpite. Ma nel gruppo, ci sono sempre stati favori. E credo che sia così anche in altri sport". Il kazako la scorsa estate ha vinto a sorpresa la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Londra battendo in una volata senza storia il colombiano Rigoberto Uran. "Noi del ciclismo sappiamo che anche l'ordine d'arrivo delle Olimpiadi non ci è piaciuto - sottolinea Di Rocco - Ha vinto il corridore sbagliato nel modo sbagliato. Si è parlato di un atleta 'caduto' e tornato in sella: prendo atto... Ma è il campione sbagliato". Se dovesse dare un voto al sistema calcistico italiano, il presidente della Federciclismo darebbe "un otto". E sottolinea: "Siamo 110.000 operatori, abbiamo 3700 società radicate su tutto il territorio. Nornalmente si parla solo del vertice, ma bisogna considerare tutto il movimento. Nei giorni del Giro d'Italia siamo uno spettacolo itinerante che va incontro a milioni di persone. La bicicletta fa sempre tendenza, va intesa prima come stile di vita e poi come agonismo", dice Di Rocco. "Sempre più persone vanno in bici: non vogliamo certo metterci contro il calcio, ma nei giardini vediamo sempre più biciclette e sempre meno palloni. Vogliamo che la nostra attività abbia una finalità educativa", aggiunge.