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Tommaso Berni, il terzo portiere con zero gare e due espulsioni

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Davide Gondola
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Espulso, ergo sum. Il cartellino rosso come attestazione di una presenza, di un esserci a dispetto delle statistiche da invisibile del pallone. Un arbitro che interrompe la partita per cacciarti, la telecamera che finalmente ti becca mentre te ne vai smoccolando all'indirizzo del direttore di gara. Tommaso Berni, anni 37, professione portiere "in sonno" dell'Inter, è stato buttato fuori al minuto 69 del match dei nerazzurri a Parma per le sue invettive da bordocampo ed è pure recidivo, visto che la medesima sanzione gli toccò al termine di Inter-Cagliari 1-1, finale al veleno, panca bauscia scatenata e arbitro un po' troppo permaloso. Zero minuti in campo, due espulsioni: un record, alla rovescia, ma pur sempre un record. Anche se la notizia vera, pensandoci, sarebbe stata un'altra, ovvero un Berni espulso "dal" campo, zona dello stadio che non frequenta da qualcosa come quasi otto anni. Eh sì, questo può capitare a chi sceglie - o si ritrova - di essere il "terzo", la riserva della riserva nel ruolo che specie nelle grandi squadre è ancora legato a gerarchie precise, e generalmente coinvolge in un eventuale turnover - salvo infortuni e squalifiche, chiaro - solo il cosiddetto secondo, il caro vecchio numero 12, per capirci. Tommaso è fiorentino di anagrafe, l'Inter l'ha preso a soli 15 anni e poi ripreso a 31 dopo un discreto girovagare (che l'ha portato anche alla Lazio, in Inghilterra, in Portogallo): da lì, con davanti Handanovic in primis, e poi la staffetta Carrizo-Padelli, ha lavorato tutti i giorni ad Appiano Gentile "riposandosi" durante il weekend. Partite ufficiali minga, come si dice dalle parti di San Siro. E considerando che veniva da un altro anno di naftalina al Torino, bisogna dunque tornare a un Sampdoria-Cagliari dell'ottobre 2012 per trovarlo in gara ufficiale tra due pali e una traversa: stava con i blucerchiati, e tra l'altro ha pure perso (0-1).

 

 

 

 

Da allora, Tommaso è solo "a referto", almeno da quando si possono portare due portieri di riserva: 140 le panchine solo all'Inter, molte più della gran parte degli allenatori della gloriosa storia nerazzurra; e in vent' anni di carriera, tra Serie A e B, stiamo quasi a quota 330. Bisogna avere una testa davvero forte per sopprimere la voglia di giocare, e ci sta dunque che ogni tanto l'ottimo Berni scapocci un poco per sfogo, e pure - o soprattutto - per difesa dei suoi colori. Perché anche se da quota zero, il "terzo" si è costruito una reputazione da bandiera. Interista vero, low cost (200mila euro l'ingaggio annuo), rispettato e - dicono - perfino influente in uno spogliatoio storicamente dalle porte girevoli e dagli equilibri delicati, specie nell'era degli stranieri a go-go. La testa di Tommaso, oltre che completamente priva di crine, è davvero forte e saggia, e diversa, ampia, quasi controcorrente. Consigli e moniti ai compagni più giovani, ma anche "istruzioni per l'uso" e scambi di opinioni con i mister; uscito dalla Pinetina entra in altro pianeta, per un calciatore, e pianeta è la parola giusta: una delle sue passioni è il cielo, possiede - ha raccontato - frammenti di meteorite e un pezzettino di Luna, che ha sicuramente regalato alla moglie, che così si chiama. Si sono sposati in Kenya, in un rito celebrato da una tribù locale: pensano di ripetere le nozze in altre parti del globo, con altre cerimonie. Nel frattempo molti libri, molta arte (uno dei suoi idoli è Gustav Klimt) e zero videogiochi, lui di PlayStation non ne squaglia, citando la famosa uscita di Totti. A Inter Tv ha recentemente dichiarato che non tocca una consolle dal 1997 o 1998, quando era nel convitto delle giovanili nerazzurre: diavolo d'un Berni, ha cominciato lì ad allenarsi a non giocare...

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