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Europeo 2021, non solo titolari dagli attributi corretti: perché l'arma in più di Mancini sarà la panchina

 Roberto Mancini

Alessandro Dell'Orto-Tommaso Lorenzini
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Forse c'è da tornare ai Mondiali del 2006 per poter pensare a un'Italia così organica e omogenea nella rosa. Se è vero che il ct Mancini per questo Europeo ha individuato un undici di partenza dove i titolari hanno tutti gli attributi corretti per essere chiamati tali, è anche vero che dietro di loro c'è una panchina di qualità paritetica. Niente primedonne, però: in questi tre anni col Mancio i personalismi sono rimasti fuori da Coverciano, lui stesso lo sottolineava poche settimane fa, durante la presentazione del suo libro sul trentennale dello scudetto della Samp: «Mi piace vedere i ragazzi che quando giocano contro la domenica non litigano mai e si rispettano».

 

 

E dunque dietro Florenzi può esserci l'esuberante Di Lorenzo, dietro Spinazzola il tanto desiderato (sul mercato) Emerson; a dar fiato a Chiellini e Bonucci il jolly Acerbi e un Bastoni in rampa di lancio. Non fosse stato per i forfait di Sensi e Pellegrini, e per un Verratti ancora acciaccato, in mezzo avremmo super abbonzanda: ma Locatelli è in ascesa, da uno come Pessina puoi aspettarti tanto, Cristante ha la voglia per stupire. Per non parlare di Chiesa in ballottaggio di lusso con Berardi, Belotti pronto a far rifiatare Immobile, Raspadori che sogna di fare il Pablito. Ne abbiamo dimenticato qualcuno? Magari ci stupirà a torneo in corso.

 

 

Per Mancini, i veri insostituibili sono Jorginho e Insigne, e lo sono per caratteristiche tecniche: l'oriundo è un regista arretrato perfettamente plasmato dal calcio moderno; il napoletano un trequartista-anomalo capace di vedere la porta ma anche saper gestire la squadra che gli gira intorno. Ritmo indiavolato, recupero rapido del pallone, pressing alto e triangolazioni veloci. La squadra è cresciuta molto perché il progetto ha avuto da subito un'impronta chiara, univoca, non improvvisata e soprattutto condivisa. Il 4-3-3, modulo di riferimento, è suscettibile di variazioni sul tema, tuttavia, come uno spartito, l'estrema duttilità degli interpreti non mette mai i ragazzi di fronte a interrogativi come un «ma dove devo andare?» non episodici del finale dell'era Ventura, quella terminata con un ammutinamento e la mancata qualificazione al Mondiale di Russia. 

 

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