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Euro 2020, anche la Merkel contro la finale a Wembley: "L'Uefa si muova". Ma Johnson tira dritto: "Più persone allo stadio"

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Si infiamma lo scontro sulla finale di Euro 2020, prevista a Wembley, Londra, dove i contagi da coronavirus sono in forte risalita a causa della variante Delta. Ieri, lunedì 21 maggio, l'affondo di Mario Draghi, che ha chiesto di spostare finale e semifinali "in un altro Paese dove i casi di coronavirus non sono in aumento". Così il premier rispondendo in conferenza stampa a Berlino alla domanda di un giornalista. Ipotesi liquidata da Boris Johnson, per il quale ha risposto il portavoce ufficiale di Downing Street spiegando che "questa è una vicenda che riguarda l'Italia. Noi invece pensiamo solo a far sì che questi eventi sportivi siano fantastici ma che allo stesso tempo sia svolti in sicurezza considerando la pandemia in corso".

 

Ma ora, scende in campo al fianco di Draghi anche Angla Merkel: "I campionati europei si svolgono anche in una zona di varianti Covid, e come sapete tutti coloro che viaggiano in Gran Bretagna devono andare in quarantena. Spero che l'Uefa si muova in questo senso con senso di responsabilità", ha cannoneggiato la Cancelliera. L'Uefa, per ora, ha respinto l'ipotesi. Ma il pressing dell'Europa cresce.

Il punto è che nel Regno Unito è prevista una quarantena di 10 giorni, riducibili a 5, per gli arrivi da tutta Europa, Islanda esclusa. Questo sì, un problema anche per l'Uefa. Sia per i tifosi sia per i 2500 delegati, vip, rappresentanti sponsor e addetti ai lavori che non vogliono sottoporsi a un autoisolamento di almeno 5 giorni. Come detto, BoJo sta facendo di tutto per tenersi strette le tre partite più importanti della competizione.

 

Per mantenere le partite a Londra, il governo britannico sarebbe pronto a un compromesso: allentamento delle misure anti-Covid per i soggetti interessati e il riempimento tello stadio al 75%, oggi la capienza è ferma al 20% in seguito allo slittamento delle restrizioni, rimandate al 19 luglio. E proprio l'aumentata capienza, che salirebbe a 60mila persone, porrebbe problemi in termini di potenziali contagi. Tanto che anche l'Oms ha sollevato dei dubbi sulla possibilità. Ancora in dubbio, invece, i provvedimenti sull'arrivo dei tifosi stranieri. Il 28 giugno è il prossimo termine in cui il governo britannico potrebbe mettere qualche altro Paese, tra cui Italia, Spagna, Germania e Grecia, nella cosiddetta e sinora limitatissima "lista verde" e così far evitare la quarantena a chiunque arrivi dai questi Paesi. 

 

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