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Roberto Mancini, Vittorio Feltri: "Sanc*** ci ha voltato le spalle. Perché il Ct non deve essere denigrato"

Vittorio Feltri
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Anche io come la maggioranza degli italiani sono appassionato di calcio, l'ho perfino giocato (male), e ogni volta che è di scena la Nazionale, accendo la tv e seguo la partita. La scorsa estate ho gioito per la nostra vittoria all'Europeo, pur avendo constatato che la fortuna ci ha dato una mano, anzi due piedi. Ma lunedì sera dopo aver visto nel salotto di casa il primo tempo contro l'Irlanda del Nord, finito in parità, me ne sono andato in camera da letto. Ho acceso il televisore quindi mi sono infilato sotto le coperte per godermi la ripresa da coricato. Purtroppo però nel giro di cinque minuti mi sono addormentato, non perché avessi sonno, ma perché gli azzurri facevano così pena da farmi cascare tra le braccia di Morfeo. La mattina, ieri, non appena sveglio, ho dato una occhiata all'iPad per verificare il risultato finale del match, e ho scoperto che si trattava di zero a zero, pertanto i nostri eroi estivi non avevano acquisito il diritto di disputare i prossimi mondiali.

 

 

Delusione cosmica, benché avessi capito già nei primi 45 minuti chele cose non giravano nel verso giusto. Pazienza, nella vita ho sopportato situazioni peggiori. Però mi corre l'obbligo di aggiungere qualche considerazione sull'inciampo dei giocatori di Mancini, portato in trionfo come un eroe alcuni mesi fa, e adesso deplorato senza pietà. All'improvviso l'allenatore in questione, da fenomeno quale era stato celebrato perfino dalle istituzioni patrie, è diventato un citrullo e i suoi atleti, da campioni, sono stati abbassati a brocchi. L'esagerazione mi sembra evidente e direi clamorosa. Con un minimo di pacatezza necessaria, si può dire che trionfammo in Inghilterra, conquistandoci il titolo in palio, con l'aiuto di Sanc***, addirittura ai rigori, mentre lunedì il menzionato protettore ci ha voltato le spalle e l'avventura è finita male.

 

 

Non è il caso di declassare l'ottimo Mancio come forse non era il caso di santificarlo allorché fu in grado di aggiudicarsi gli Europei, perché conviene ricordare che lo sport non è una scienza esatta, anzi, non è neanche una scienza, e il pallone schizza di qua e di là, qualche volta finisce in porta e altre volte vola in tribuna. Fra il trionfo e la sconfitta non c'è molta differenza, dipende tutto da un po' di fortuna o da un pizzico di sfortuna. Probabilmente ci siamo lasciati andare a un eccesso di esaltazione quando abbiamo conquistato l'alloro continentale, convinti come eravamo di essere fortissimi, e oggi dobbiamo frenare la delusione e sperare che la battaglia non sia finita. Comunque si concluda l'avventura calcistica, rendiamoci conto che nel football nulla è scontato, un giorno sei in paradiso e un altro giorno sei all'inferno. Nell'uno o nell'altro caso non è mai una tragedia. Il calcio è una metafora della vita, il bene e il male si alternano.

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