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Inter, Milan e Napoli: il gol che non c'è. Scudetto spuntato, occhio alla classifica cannonieri...

Claudio Savelli
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Secondo una vecchia legge non scritta del calcio, i campionati si vincono con un ottimo portiere e un attaccante da almeno venti gol. La seconda condizione manca a tutte le pretendenti allo scudetto: i primi quattro cannonieri della serie A sono Immobile, Vlahovic (21 reti), Simeone (16) e Abraham (15), riferimenti offensivi di Lazio (sesta), Juventus (quarta), Verona (nona) e Roma (quinta). Il primo centravanti potenzialmente campione d'Italia è Lautaro, che ha segnato solo 14 volte in 28 presenze finora, le stesse di un'ala come Berardi, a conferma che lo scudetto è povero di gol: per trovarne altri rappresentanti delle prime tre bisogna scorrere oltre Scamacca (13) e arrivare fino a Dzeko (12) e Osimhen (11) e saltare poi altri 13 giocatori per cogliere Ibrahimovic e Giroud, fermi entrambi a quota 8.

Visti gli infortuni lungo la stagione, Osimhen è una mezza eccezione alla crisi di interpreti sul podio della serie A. Da quando è tornato ha infatti segnato 6 reti in 9 partite di campionato, e in tre di queste non ha giocato per più di 26 minuti. È una media che può fare la differenza, infatti il nove del Napoli pare l'unico in grado di incidere come lo scorso anno fece Lukaku all'Inter- ecco perché l'eventuale ritorno del belga sarebbe un grande colpo per i nerazzurri.

ARMA IN PIÙ
Spalletti, anche per via della sua capacità nel valorizzare i centravanti, può contare su un'arma in più rispetto ai colleghi Inzaghi e Pioli: un uomo che prescinde dalla manovra della squadra, capace di finalizzare anche senza una chiara occasione da rete e, soprattutto, che vive un momento di feeling con il gol.

Per un centravanti è tanto, se non tutto. L'Inter somma 26 gol con i due attaccanti titolari ma non ha ancora affrontato un problema sempre più evidente: Lautaro e Dzeko sembrano distanti sia tra loro sia dalla porta. Dialogano poco rispetto a quanto accadeva con la Lu-La, la coppia Lukaku-Lautaro, perché il calcio di Inzaghi non prevede le combinazioni memorizzate tra le due punte elevate ad arte nel 3-5-2 di Conte.

 

Il beneficio è che l'Inter non dipende più dal tandem offensivo (ha comunque il miglior attacco con 63 reti segnate) ma quest' ultimo non è più in grado di autoalimentarsi, di fare reparto a sé: Lautaro ha infatti segnato solo 3 gol nelle ultime 12 di campionato e Dzeko quattro nelle ultime 13, per un totale di 7. Lo scorso anno, dopo 31 giornate, Lukaku era a quota 21 gol in A e Lautaro a 15, per un totale di 36: dieci in più di adesso. Le riserve Sanchez e Correa, coni loro 7 gol totali, non riescono a pareggiare i conti, infatti l'Inter ha 11 punti in meno rispetto alla stagione scorsa.

Dai 23 gol nelle prime 10 giornate, il Milan è sceso ai 10 nelle ultime dieci. Non mancano le occasioni, se è vero che con il Bologna ad esempio sono arrivati 33 tiri, ma la precisione sotto porta e, dove le partite pesano e le avversarie si difendono, un attaccante dal gol facile. È la lacuna della rosa rossonera, non tanto per i nomi quanto per le caratteristiche delle due punte: sia Ibra sia Giroud, anche pervia dell'età avanzata, sono più di manovra che d'area.

 

Lo svedese non segna dallo scorso 9 gennaio (1-0 al Venezia), il francese ha firmato le reti decisive contro l'Inter e il Napoli ma alla "qualità" non corrisponde la quantità: sono infatti solo 4 i suoi gol nelle ultime 14 di campionato, cioè da quando è diventato titolare.

PARADOSSO
Il paradosso è che perfino il capocannoniere Vlahovic ha abbassato la sua media da quando è alla Juventus (4 gol in 8 giornate contro 17 in 22 in Viola), come se segnare in una grande fosse più complicato rispetto ad una medio-piccola. Non si può certo dire che le difese siano migliorate rispetto al passato. Allora forse non ci sono più i nove di livello internazionale in serie A? 

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