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Valentino Rossi è per sempre, numero 46: una decisione che scrive la storia

Tommaso Lorenzini
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Non c'è razionalmente modo di stabilire chi sia il più forte nella storia di ogni sport. È un esercizio di stile gustoso per accendere discussioni quanto nella sostanza illogico: non si possono mettere a confronto epigoni assoluti ignorando che via via, nelle varie epoche, intervengono variabili infinite e inevitabilmente condizionanti. Per entrare nel pratico, tramite una "materia" come il calcio della quale tutti presupponiamo di saperne più di altri, la sentenza definitiva su come il gusto personale sia il parametro principe la regalò un giorno Annibale Frossi: «Chi è il più forte fra Pelè e Maradona? Peppìn Meazza», detto da uno che li aveva visti giocare tutti e tre.

Ecco, ora che Valentino Rossi entrerà nel pantheon dello sport tramite il ritiro del numero 46 (simbolo giallo divenuto marchio, appartenenza, totem, tribù) ripartirà il concertino. Rossi è il più forte pilota di sempre? Oppure lo è stato Giacomo Agostini, che di titoli mondiali ne ha vinti 15 contro i 9 del Dottore? Oppure Marc Marquez, che lo ha battuto in pista per precocità e magari per funambolismi di guida? E Casey Stoner? E Kevin Schwantz? E Kenny Roberts?

Non si scappa, non c'è soluzione. Non c'è semplicemente perché la domanda di base è fuori fuoco. Valentino non sfugge a questa regola perché è come Muhammad Alì, come Diego Armando Maradona, come Alberto Tomba: se non sono i più forti, sono certamente i più grandi. Ed è questo che fa la differenza. Rossi, come le altre "divinità" succitate, nella sua disciplina ha incarnato uno spartiacque: c'è un "prima di Rossi", un "durante Rossi", "un dopo Rossi".

Valentino ha portato il motociclismo nelle cucine delle nonne, ha spostato le masse, ha fatto costume, tendenza e proseliti, ha lasciato eredità tecniche (come quella gambetta aperta infrenata dai piloti). È stato virale prima ancora che nascessero i social media.

Ora il numero 46 sparirà dalle carene della MotoGp e verrà consegnato alla storia del motociclismo: sebbene, in verità, c'è qualcuno che avrebbe accettato la sfida chiedendo di potersi mettere quel fardello sulla moto per correre nella Classe regina? Adesso, ogni tentazione, ogni voglia di guasconata, ogni pensiero blasfemo saranno cestinati, il 46 sarà ritirato prima del Gran Premio d'Italia, in calendario domenica 29 maggio in quel Mugello che per anni è stata la Camelot del Re Artù su due ruote. La cerimonia, si terrà sabato 28 subito prima delle qualifiche con Rossi presente (piccolo "trucco" per invogliare la gente ad andare nonostante Rossi non sia più della partita?), occasione per celebrare le 115 vittore e i 235 podi di una carriera iniziata nel 1996 e chiusa al termine della stagione 2021. "Troppo tardi", ha detto qualcuno, "Rossi ha macchiato la carriera e sollevato dubbi", visto che l'ultimo titolo iridato l'ha conquistato nel 2009: come già spiegato, è uno dei tanti punti di vista che si perde nel fumo di una derapata.

Al momento sono cinque i numeri del Motomondiale ritirati: il 34 di Kevin Schwantz, il 65 di Loris Capirossi, mentre in MotoGP non possono essere utilizzati nemmeno il 74, il 58 e il 69 dei compianti Daijiro Kato, Marco Simoncelli e Nicky Hayden. In Moto3 è stato escluso dalla lista dei disponibili il 50 di Jason Dupasquier, 19enne svizzero vittima di un tragico investimento in prova al al Mugello 2021, al pari del 48 di Shoya Tomizawa, 20enne giapponese morto a Misano 2010. P.S. Nel frattempo, il 43enne neo-papà Valentino ha messo due ruote in più sotto il sedere, continua a muovere il suo circo giallo e dare sfogo alla sua inesauribile voglia di velocità. Oggi a Magny Cours affronta il secondo round sprint del GT World Challenge Europe Race 1 alle 12.25, Race 2 alle 17.45 (diretta Sky): della serie, è dura appendere il 46 al chiodo...

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