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Carlos Sainz, "il prezzo che paghiamo in termini di salute": il dramma che la F1 prova a nascondere

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L’aspetto fisico dei piloti, un tema analizzato da Carlos Sainz nella conferenza stampa con i media di giovedì pomeriggio, direttamente dal Montmeló, sede del GP di F1 di questo fine-settimana. Per lo spagnolo, le nuove monoposto a effetto-suolo sono pesanti e creano problemi al corpo. Con un invito alla Fia nell’adattare tali vetture: “A Imola c’erano alcune sconnessioni che erano piuttosto fastidiose per il corpo, in generale penso che dovremmo interrogarci sul prezzo che un pilota deve pagare in termini di salute guidando queste nuove vetture per una carriera intera — ha detto —. I regolamenti che abbiamo sono già molto validi, ma dobbiamo davvero correre con vetture così pesanti e soprattutto così rigide che impongono sollecitazioni severe al collo e alla schiena?”. 

 

Sainz: “Salute dei piloti nel lungo periodo è fondamentale”
Quest’anno “mi sento molto più rigido nelle articolazioni — ha aggiunto —. Certo, lo spettacolo è importante, così come lo sono gli interessi dei team. Ma nel quadro generale dovrebbe essere messa anche la salute dei piloti nel lungo periodo”. Intanto l’ex McLaren vorrebbe questo weekend la vittoria di fronte al pubblico di casa, per una cifra di oltre 300 mila tifosi attesi nella quattro giorni di gara: “La Red Bull? Forse i più forti, sono una grande sfida per noi. Possiamo farcela, continuiamo a svilupparci. Vediamo se è abbastanza. Quanto a me, continuo a sognare di vincere qui, ma anche quando avevo 10 anni sognavo di diventare un pilota di F1 e poi ho sognato di andare in Ferrari. Ed ora eccomi qua”. 

 

Sainz e la voglia di vittoria: “Trionfare qui sarebbe la cosa migliore”
Sulla voglia vittoria, Sainz ha chiuso così: “Ho aspettato molto e posso farlo ancora, ma trionfare nella gara di casa sarebbe la cosa migliore — ha detto lo spagnolo in un incontro con la stampa internazionale giovedì, nel paddock, alla quale eravamo presenti —. La ricerca del mio primo successo continua a motivarmi e mi spinge a iniziare ad allenarmi già dalle sette del mattino. Insomma, ci penso continuamente, ma non è un’ossessione. Se non vincerò in Spagna, ci riproverò a Monaco, Baku e poi in Canada”.

 

 

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