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Leclerc "predestinato"? "Ora basta". Ferrari e telecronisti Rai, un mezzo teremoto

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"La predestinazione non esiste". Un messaggio, brutale, riservato a Charles Leclerc, Mattia Binotto e tutto il mondo della Ferrari "per interposta persona". La furia di Aldo Grasso, fustigatore del malcostume televisivo e temutissimo censore dalle pagine del Corriere della Sera, questa volta si abbatte sui telecronisti Rai della Formula 1. Forse non è un caso che il critico segnali la loro defaillance a poche ore dalla cocente delusione del Gp di Azerbaijan: a Baku il pilota monegasco della Rossa era partito in pelo posizione dopo un avvio difficile aveva riconquistato la prima posizione, venendo però costretto a un clamoroso ritiro dalla rottura del motore. Via libera alle Red Bull di Verstappen e Perez, con sogno mondiale sempre più lontano dopo una serie di drammatici passaggi a vuoto.

 

 



"I telecronisti - ammonisce Grasso nella sua rubrica sul Corriere - dovrebbero usare con più cautela la parola «predestinato». Per tanti motivi, il primo dei quali è che non porta bene. Tutte le volte che qualche sportivo viene gratificato della predestinazione, perde irrimediabilmente: la macchina gli va in fumo (ogni riferimento è puramente), il ginocchio cede, un male si accanisce prima di un torneo, cose del genere".

 

 

 

 

Al di là della scaramanzia, però, c'è una ragione di fondo: "Se sento ancora dire che Charles Leclerc è un predestinato, giuro che querelo per diffamazione. Predestinato si dice di una persona la cui sorte futura è stabilita; dunque c'è di mezzo il destino". Nel caso dello sport, ma pure della vita, prosegue Grasso, "non esiste la predestinazione ma la predisposizione, cioè il talento, l'estro, che è il sigillo del campione cui tutto riesce facile". Ma se il talento non viene coltivato finisce male. Perché, come ricordava il grande Mennea, "I risultati si ottengono solo con molto lavoro". E senza errori, che la Ferrari sta facendo in abbondanza.

 

 

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