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In Serie A ora l'allenatore ha il posto fisso: cosa sta cambiando nel campionato

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I (confermatissimi) allenatori delle prime 8 classificate dell'ultima Serie A. Prima fila: Stefano Pioli, Simone Inzaghi, Luciano Spalletti, Massimiliano Allegri. Seconda fila: Maurizio Sarri, Josè Mourinho, Vincenzo Italiano, Gian Piero Gasperini Dopo due estati scompensate dalla pandemia, tra campionati posticipati (2020) e Europei slittati (2021), il calcio si ritrova con un paio di mesi a disposizione per valutare, riflettere e programmare il futuro. In teoria è il momento ideale per cambiare guida tecnica, in pratica e un po' a sorpresa tutte le prime otto dell'ultima classifica hanno confermato l'allenatore. Il Milan continuerà con Pioli, l'Inter ha rinnovato il contratto a Inzaghi, il Napoli proseguirà con Spalletti, la Juventus ha ancora tre anni con Allegri, Lazio e Roma sono salde nelle mani di Sarri e Mourinho dopo la prima stagione tra bassi e alti, la Fiorentina ha trovato l'accordo con Italiano per il prolungamento fino al 2024 e Gasperini proseguirà con l'Atalanta. Non succedeva dal 2003/04, quando tutti i mister delle prime rimasero ai loro posti: Juventus-Lippi, Inter-Cuper, Milan-Ancelotti, Lazio-Mancini, Parma-Prandelli, Udinese-Spalletti, Chievo-Delneri, Roma-Capello.

 

 


È la naturale risposta alla rivoluzione dello scorso anno, quando cambiarono tutte tranne Milan e Atalanta. La prima ne ha giovato, se è vero che senza la continuità di Pioli non avrebbe innalzato il livello fino allo scudetto, la seconda invece ha pagato le conseguenze di un ciclo al tramonto. È paradossale - per noi - che Gasp sia confermato nell'anno in cui ha smarrito l'Europa. In sostanza l'Atalanta per ricostruirsi sceglie la continuità anziché la rottura, anche quando un mister di stampo gasperiniano come Tudor si è liberato dal Verona per divergenze sul mercato.
GLI ERRORI DEL PASSATO È il calcio italiano che cambia e impara dagli errori del passato. Si prenda l'Inter: anche se Inzaghi non ha conquistato lo scudetto, gli ha rinnovato il contratto. Non sono state solo la Coppa Italia e la Supercoppa a convincere il club ma l'idea che Simone abbia ampi margini di crescita visti i 46 anni e la prima stagione in una grande che punta al titolo. L'Inter lo pagherà pure di più (da 4 a 5,5 milioni fino al 2024), togliendoli a qualcun altro se è vero che l'obiettivo è abbattere il monte ingaggi del 15%. La continuità permette di agire sul mercato in modo logico e mirato, infatti l'Inter cerca specialisti da 3-5-2: Lukaku, Bremer, Dybala che ci è nato a Palermo e Gosens arrivato in anticipo dall'Atalanta per ovviare all'addio di Perisic.

 

 


Ovvio che il Milan confermi Pioli dopo lo scudetto, che però è arrivato proprio perché il mister fu confermato da Maldini quando la proprietà americana voleva Rangnick. Dalla continuità è nato il titolo rossonero, non da una rivoluzione. Sono tutti confermati nell'idea che il meglio debba ancora venire. Vedi Sarri e Mourinho, di cui si ha l'impressione di una prima stagione da anno zero, dove sono state gettate le basi tattiche e attitudinali.
Il primo dovrebbe rinnovare fino al 2025 con un ingaggio da 3,5 milioni più bonus, il secondo conta sul trofeo appena vinto e un credito illimitato nei confronti della tifoseria.
Entrambi in cambio chiedono un mercato su misura: lo avranno. Allegri è di certo l'unico dei top manager a non aver raggiunto gli obiettivi ma il quadriennale da oltre 7 milioni a stagione è un'assicurazione a cui il club non può sottrarsi.
MATRIMONI OBBLIGATI Alcune conferme sono obbligatorie per risparmiare. Di questi tempi nessuno può permettersi due allenatori top a libro paga: si toglie spazio per l'ingaggio di un grande giocatore, che serve come il pane a tutti.
È sembrato sereno Spalletti nelle recenti interviste nonostante il suo Napoli sia alle prese con un'estate di passaggio tra il vecchio ciclo e il nuovo. Ha riportato il club in Champions, ora può chiedere certezze a De Laurentiis: il rapporto rimarrà saldo? Risponderà il presidente durante l'anno, attivando o meno l'opzione di prolungamento di contratto del mister. L'unico in dubbio tra le prime otto classificate dell'ultimo campionato è stato paradossalmente colui che ha fatto meglio in relazione al passato, ovvero Italiano. Perché si è fatto "grande": ha dato e giustamente ha preteso che la Fiorentina rimanesse competitiva. Resterà fino al 2024 a meno che il club non cambi idea alle prime difficoltà. Sarebbe l'eccezione alla nuova regola. 

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