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Pavel Nedved, quello che nessuno dice: cosa rivela (davvero) questa foto

Claudio Savelli
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Nessuno ha il diritto di giudicare la vita privata di un'altra persona e nessuno, qui, ha intenzione di farlo: il gossip non è argomento di queste pagine, per fortuna. Ma i video circolati in rete riguardanti Pavel Nedved - l'uno in cui barcolla per strada, l'altro in cui balla con tre donne e ne palpeggia una, amica della sua nuova compagna Lucie Anovcinova, fantina 25enne giunta a Torino in visita dalla Repubblica Ceca - ricordano quanta attenzione debbano avere i personaggi pubblici nei loro atteggiamenti privati, se questi ultimi avvengono alla luce del sole. Non c'è nulla di scandaloso ma possono essere di difficile gestione gli effetti collaterali sulla Juventus, nella misura in cui l'immagine e l'idea che ne consegue, oggi, conta spesso più della sostanza. Possono esserci problemi di relazione sia all'esterno, con altri dirigenti, sia all'interno: è difficile chiedere una vita privata regolare ai giocatori se esiste un video che può essere usato contro di te, per quanto non sia grave. La Juve ha già chiarito internamente e non lo farà al pubblico: pensa non ce ne sia bisogno. 

 

STORIA E RISERVATEZZA
Questi extra-campo dei protagonisti del mondo Juventus fanno notizia perché si tratta della Juve, società che ha elevato la riservatezza a punto di forza durante la sua storia. Stupiscono anche perché questo, per i bianconeri, è il momento di fare trincea, unendosi a difesa di una squadra e di un club con una dirigenza di nuova elezione. La Juve è infatti reduce dal primo anno senza trofei dopo un decennio di successi e affronta le normali difficoltà dell'apertura di un nuovo ciclo dopo averne chiuso uno vincente. La squadra non offre un buon gioco e mister Allegri è accerchiato da critiche che non ha mai vissuto. Ora più che mai servirebbe una società solida, forte e affidabile a protezione del gruppo e dell'allenatore, non una che si crea problemi da sola. Perché se anche questi problemi sono creati ad hoc dall'esterno, poi la dirigenza impiega pensieri, tempo e risorse mentali nel risolverli, dunque si distrae dall'obiettivo primario, ovvero ricostruire una grande Juve. Il gesto di Nedved stride se contestualizzato nello storico rigore juventino e se calato nel presente in cui altre noie extracampo si stanno accatastando sulle scrivanie. 

 

IL MALOCCHIO DEL POLPO
L'ultima ha coinvolto suo malgrado Paul Pogba. Altra vicenda privata che diventa pubblica a causa di Mathias, fratello del centrocampista francese alle prese con la terapia per l'infortunio al ginocchio: «Ho rischiato di morire per colpa tua (di Paul, ndr): mi hai lasciato solo scappando e pretendi di fare l'innocente. Vuoi pure mandarmi in prigione. Quando verrà svelato tutti, chiunque capirà che non c'è al mondo nessuno di più codardo, traditore e ipocrita di te», scrive in un tweet. Pare una questione di soldi: lo scorso marzo, Pogba sarebbe stato sequestrato in un appartamento di Parigi da alcuni uomini armati che avrebbero chiesto un riscatto da 13 milioni di euro. Tra questi aggressori, secondo i media francesi, ci sarebbe anche il fratello Mathias. Come in un romanzo, quest' ultimo aggiunge che Paul avrebbe «pagato uno stregone per fare una maledizione su Mbappé» per una presunta invidia del suo status di fuoriclasse nella Nazionale francese. Pogba ha smentito agli inquirenti parigini (che hanno aperto un'indagine) quando ha denunciato il fratello. Ai posteri l'ardua sentenza. Alla Juve l'obbligo di sedare i tormenti. Vera o falsa che sia la vicenda Pogba, degno di nota o meno che sia il video di Nedved, sono vicende che possono distrarre due colonne portanti del club fuori dal campo mentre per la Juve è tempo di concentrarsi solo e soltanto su ciò che accade nel rettangolo verde (domani alle 20.45 arriva lo Spezia).

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