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Atalanta, il colpaccio: arriva "il mago dei giovani" dell'Inter

Claudio Savelli
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Se non puoi acquistare valore sul mercato, devi crearlo. È l’unica maniera per sopravvivere a disposizione delle “povere” società italiane, chiamate ad un calcio sostenibile. Per questo motivo, il mercato sarà sempre concentrato meno sul prodotto finale (i giocatori) e sempre più attento a chi quel prodotto lo crea, ovvero i direttori dei vivai. L’ingaggio ormai certo di Roberto Samaden da parte dell’Atalanta è quindi un gran colpo. Vale più di un Hojlund perché di Hojlund ne potrà fabbricare a Zingonia, come è riuscito a fare ad Interello.

La Dea ha corteggiato Samaden più a lungo che per qualsiasi calciatore recentemente sbarcato a Bergamo. Nell’ormai ex responsabile del settore giovanile dell’Inter, la società bergamasca ha rivisto Mino Favini, colui che ha elevato Zingonia a fucina di talenti. L’approccio è simile: i ragazzi devono allenare la tecnica e la tattica individuale prima che quella collettiva, nell’idea che vanno prodotti “calciatori” piuttosto che “atleti”. Per direttori di questo tipo, il palmares conta meno rispetto alla quantità di giocatori di valore prodotti dal settore giovanile. Samaden infatti considera più rilevanti le decine di giovani che ora giocano ai massimi livelli rispetto ai 16 scudetti e alle 22 finali nazionali disputate dalle varie categorie del settore giovanile da lui guidato per 33 lunghi anni.

 

TRASFORMA I TALENTI
È nel dna di un direttore, che non è “solo” un osservatore. Più che scoprire i talenti, Samaden infatti li trasforma. Da Balotelli e Santon a Faraoni e Biraghi, passando per Di Gregorio e Pinamonti, Zaniolo e Casadei, Gnonto e Bonazzoli, Samaden ha trasformato il potenziale in potenza. La maggior parte è diventata una fonte di guadagno per l’Inter (oltre 150 milioni nell’ultimo ventennio), da anni obbligata a generare plusvalenze, ma ultimamente il vento sta cambiando: dopo Dimarco, tornato alla base e ora titolare, la società sembra avere progetti in prima squadra per Valentin Carboni, Fabbian e Zanotti, gli ultimi tre diamanti non più tanto grezzi. È paradossale che l’Inter debba dire addio al vate dei giovani nel momento in cui sta convertendo la sua strategia, ma è anche il destino. Samaden ha sentito di aver bisogno di una nuova sfida in un club con meno pressioni per i risultati di campo.

 

Al Palermo degli emiri ha preferito Bergamo, città della moglie, anche per non allontanarsi da casa. L’Inter non poteva fare altro che ringraziarlo. Fu il presidente Ernesto Pellegrini a volerlo in nerazzurro nel 1990. Cinque anni dopo, quando il club passò a Massimo Moratti, Samaden fu confermato e iniziò la scalata fino al ruolo di direttore responsabile ricoperto fino allo scorso 4 marzo. L’Inter lo sostituirà con il giovane Andrea Catellani, ex calciatore oggi 34enne e dal 2021 direttore del vivaio della Spal, mentre a Bergamo, dal prossimo giugno, Samaden raccoglierà l’eredità di Maurizio Costanzi, discepolo di Giovanni Sartori che ora vorrebbe trascinarlo con sé al Bologna.

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