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Milan, "bonus esuarito": voci pazzesche su Stefano Pioli

Claudio Savelli
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Ogni stagione è fatta di momenti e quello che fa la differenza non è brillare in quelli positivi ma sopportare quelli negativi. Il Milan, quest’anno, non ha saputo farlo.

Forse perché era reduce da una stagione in costante ascesa e non aveva mai conosciuto “i bassi”. Questo ha illuso la dirigenza in sede di mercato: se abbiamo vinto con i giovani ancora da svezzare ai massimi livelli, continueremo a farlo. Ma i giovani brillano quando tutto va bene, quando invece va male servono i calciatori compiuti che il Milan non ha aggiunto in estate.

Il fallimento del mercato estivo è evidente da tempo, ma perché incide soprattutto adesso? Matematico: ora che i punti pesano, bisogna saper reggere la pressione. E chi non è in grado di reggerla? Ovvio: chi non l’ha mai vissuta, cioè tutti i nuovi acquisti. L’esempio è De Ketelaere che si squaglia davanti a Carnesecchi e all’occasione del riscatto che attende da mesi.

 

NIENTE SALTO
Le colpe, però, non sono solo dei calciatori. A Vranckx, Thiaw e Pobega si può chiedere di più? Sarebbe lecito farlo con Origi, che a Liverpool ha giocato e vinto la Champions, ma evidentemente non è il leader che ci si aspettava potesse essere, o diventare. Anche le riserve già presenti non hanno compiuto il salto: Ballo-Touré non sopperisce alle assenze di Theo, Rebic non si avvicina a Leao, Messias non può cambiare status a 31 anni. Maldini e Massara hanno sopravvalutato le alternative o, più semplicemente, non hanno avuto budget per rimpiazzarle. Vero anche, però, che quel budget da circa 40 milioni è stato piazzato su De Ketelaere e Adli. Se spariscono dai radar forse è perché non sono all’altezza.

Pioli sta nel mezzo. È causa dello scompenso perché non ha dato fiducia alle riserve nella prima metà di stagione, impedendo loro di crescere, ma anche vittima perché gli è stata consegnata una rosa con un eccessivo dislivello tra prime e seconde linee.

Per questo la critica più corretta è verso il turnover integrale delle ultime settimane: se le riserve sono insufficienti, meglio mischiarle ai titolari come fa... Inzaghi. I tifosi se ne sono accorti e, quelli più severi, hanno dato vita al #pioliout. L’aria è cambiata, il credito accumulato dal mister con lo scudetto sembra essersi esaurito: Pioli non è più “on fire”. Lo è il collega interista, beffa oltre al danno, per il Milan visto l’euroderby all’orizzonte e la diretta concorrenza in campionato. Il destino dei mister delle milanesi è legato e opposto: mentre l’uno perde consensi che sembravano eterni, l’altro obbliga una parte di tifosi a chiedere venia. 

Inzaghi ha distribuito i minuti e, attraverso il ritorno ad alti livelli dei vari Brozovic, Lukaku e Dzeko, ha trovato la miglior versione stagionale dell’Inter; Pioli, attraverso l’uso contemporaneo di tutte le seconde linee, rischia invece di smarrire anche il Milan più performante. Perché ai titolarissimi sta concedendo riposo ma anche togliendo minuti preziosi per mantenere alta la fiducia nel momento decisivo: domani a San Siro arriva la Lazio, ultima chiamata per la Champions che resta distante 2 punti (ma 5 diventerebbero troppi), e quattro giorni dopo sarà tempo di euroderby d’andata con l’Inter. Facile ipotizzare che la formazione rossonera sia pressoché identica. Da turnover totale a nullo in un amen non è il massimo ma è d’obbligo perché i miracoli, con le riserve in campo, non accadono.

 

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