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Fiorello, confessione di Djokovic: "Quando è caduto con la moto..."

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“Ricordo ancora la montagna. Kopaonik, nel Sud della Serbia. Mio padre mi portava con sé a sciare, avvolto in una sciarpa, quando avevo sette mesi: questo ovviamente me l’ha detto lui, non sarebbe un ricordo ma un trauma…Un giorno ero solo nella foresta, avrò avuto dieci anni, e ho incontrato un lupo”. Il racconto di Novak Djokovic in un’intervista al Corriere della Sera, prima di darci dentro con gli Internazionali d’Italia a Roma. In quell’incontro con il felino, “provai una paura profonda. Mi avevano detto che in questi casi bisogna indietreggiare lentamente, senza perderlo di vista. Ci siamo guardati per dieci secondi, i più lunghi della mia vita, poi lui ha piegato a sinistra e se n’è andato. Provai una sensazione fortissima che non mi ha mai abbandonato: una connessione d’anima, di spirito. Non ho mai creduto alle coincidenze, e pure quel lupo non lo era. Era previsto. È stato un incontro breve, ma molto importante”. 

Djokovic e l’amicizia impossibile con Nadal e Federer
Un commento su Nadal, con cui è impossibile avere un’amicizia. “Nadal ha solo un anno più di me, siamo tutti e due dei Gemelli, all’inizio siamo anche andati a cena insieme, due volte — ha detto Djokovic al Corriere della Sera — Ma anche con lui l’amicizia è impossibile. L’ho sempre stimato e ammirato moltissimo. Grazie a lui e a Federer sono cresciuto e sono diventato quello che sono. Questo ci unirà per sempre; perciò provo gratitudine nei loro confronti. Nadal è una parte della mia vita, negli ultimi quindici anni ho visto più lui della mia mamma…”. Stesso discorso per Federer: “Non siamo mai stati amici, tra rivali non è possibile, ma non siamo mai stati nemici — ha aggiunto — Ho sempre avuto rispetto per Federer, è stato uno dei più grandi di tutti i tempi. Ha avuto un impatto straordinario, ma non sono mai stato vicino a lui».

 

 

Djokovic: “Fiorello troppo simpatico, un’invenzione geniale”
Quindi, un commento su Fiorello: “Troppo simpatico. Un fenomeno. Altri comici fuori dalla scena sono tristi, lui anche in privato non smette mai di scherzare, di fare show — ha detto il serbo —. Quando è caduto dalla moto l’ho cercato, per stargli vicino. Mi piace tutto quello che fa, in radio, in tv, l’edicola Fiore è un’invenzione geniale. Quando il tennis finirà, mi piacerebbe fare anch’io l’attore. A teatro però”. E sulla sua passione per il Milan, il merito è di suo padre, Srdjan Djokovic, “e del ‘Genio’ Dejan Savicevic”.

“Mio papà Srdjan si indebitò per farmi giocare”
Per far giocare il figlio a tennis, Srdjan si indebitò: “Con la guerra avevamo perso tutto, anche la pizzeria. Mi fece vedere un biglietto da dieci marchi e disse: questo è tutto quanto ci resta — ha raccontato Djokovic — La retta della scuola che aveva aperto in Baviera Niki Pilic, l’ex campione cui ero stato segnalato da Jelena, ne costava cinquemila al mese. Mio padre lo fece per farmi capire che avevo una responsabilità. Andò dagli strozzini. Criminali. La Serbia al tempo dell’embargo era un posto pericoloso. Gli chiesero un interesse del 12,5 per cento. Poi aggiunsero: hai fretta? Sì? Allora facciamo il 15. Anche mia mamma ha lavorato tanto, ha sofferto tanto”. 

Il vaccino, la reclusione a Melbourne prima degli Australian Open
E sul fatto di aver sempre rifiutato il vaccino: “Non sono no vax e non ho mai detto in vita mia di esserlo — ha detto ancora Djokovic — Non sono neppure pro vax. Sono pro choice: difendo la libertà di scelta. È un diritto fondamentale dell’uomo la libertà di decidere che cose inoculare nel proprio corpo e cosa no. L’ho spiegato una volta alla Bbc, al ritorno dall’Australia, ma hanno eliminato molte frasi, quelle che non facevano comodo”. In Australia nel 2022, prima degli Australian Open, era in quarantena “in un carcere. Non potevo aprire la finestra. Io sono rimasto meno di una settimana, ma ho trovato ragazzi, profughi di guerra, che erano lì da moltissimo tempo. Il mio caso è servito a gettare luce su di loro, quasi tutti sono stati liberati, e questo mi consola. Un giovane siriano era lì da nove anni”.

 

 

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