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Edin Dzeko? La moglie, Sarajevo e... i segreti del campione bosniaco

Leonardo Iannacci
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È la sera dei miracoli e bisogna fare attenzione. Questo non è un derby ma “il” derby. Questa è la stracittadina che smuove tutte le emozioni e i sospiri della città più europea d’Italia. Questo è uno show unico per tutti coloro che amano il grande calcio e non pensano per 95 minuti ai colori amati ma soltanto ai calori che sa emanare questo sport. Ne sono testimoni i 74.000 fortunati che hanno trovato il magico ticket per esserci mentre la prova inconfutabile di tale grandeur viene dall’incasso di 10 milioni di euro (nuovo record per San Siro) e dalle 120 nazioni in cui è teletrasmesso l’evento. La tribuna Vip è divisa: Valentino Rossi, Tananai e Cattelan sono lì ad accompagnare chi ha fede interista, e alla fine avranno da gioire. Berrettini e Melissa Satta sono di rossonero vestiti. A bordo campo spuntano vecchi draghi degli euroderby 2003 con Shevchenko e Samuel Eto a squadernare baci e abbracci nel nome di una nostalgia canaglia.

 

 


 

 

EQUILIBRIO SPEZZATO

Alle 21 precise, in uno stadio ammantato di rosso e di nero che non sa ancora a cosa andrà incontro, il primo gong della fiammeggiante ordalia interista. Milan senza Leao (in tribuna) ma con Saelemakers; Inter senza Lukaku ma con Dzeko (intuizione felice di Inzaghi), e senza Brozovic ma con Calhanoglu. Bauscia e casciavit sono pugili che si studiano ma per pochi minuti. La Beneamata spezza subito l’equilibrio e a zittire lo stadio è Edin Dzeko, anni 36, un pirata che ne ha viste di tutti i colori e che aveva già segnato in un’altra semifinale di Champions (Roma-Liverpool). Su angolo di Calhanoglu il bosniaco coetaneo di Giroud anticipa uno svagato Calabria, trova una voleé degna di Federer e gela Maignan. Mortifica, con quella prodezza tennistica, tutti i fan milanisti, compreso Nole Djokovic, seduto mesto lassù in tribuna. È un colpo al cuore per il Milan e i movimenti del Cigno nerazzurro sono letali per i centrali milanisti. Kjiaer e Tomori ci capiscono poco e così Mkhitaryan trova lo spazio centrale giusto, creato dal solito Edin, per il bis. Il bosniaco, sontuoso, dirige le operazioni d’attacco come un intelligente playmaker del basket, ne comanda il gioco, cerca i compagni, smista cioccolatini.

 

 

 


Nato a Sarajevo il 17 marzo del 1986 sotto il segno dei Pesci, Edin si conferma uomo di rispetto (è ambasciatore Unicef) e campione. Sposato con la modella Amra, è padre di 5 figli e ama i cani. Di lui non si ricordano in carriera gesti antisportivi e sciocchezze dentro e fuori dal campo. Con CR7 è l’unico ad aver segnato almeno 50 reti in tre dei cinque principali campionati europei, ovvero la Bundesliga, la Premiership e il nostro torneo, indossando le maglie di Wolfsburg, Manchester City e Roma.

 

 

 

LEADER

Ieri sera ha marchiato la serata da grande leader, come aveva promesso: “Questi due euroderby saranno serate spettacolari. Ne saremo all’altezza”. Evidentemente fiutava l’aria, sapeva bene quello che si sarebbe dovuto fare per sognare Istanbul. E l'ha fatto, sfiorando un’altra prodezza nella ripresa, prima di uscire al minuto 70 per far posto a Lukaku. Il Milan, umiliato e offeso nel primo tempo, spera la prossima settimana in una seconda chance, in un'altra sera dei miracoli diversa da quella di ieri. Quando un cigno bosniaco venuto da Sarajevo e che sarà da queste parti anche nel 2024, avendo rinnovato il contratto con l’Inter per 5 milioni, gli ha rovinato la festa. Martedì prossimo si replica a soggetto. Edin è pronto al bis. 

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